Nel giorno in cui il Lingotto conquista un altro pezzo della Chrysler, salendo dal 25% al 30% nella casa Usa, Sergio Marchionne riancia. «Non è detto - ha affermato ieri alla stampa estera riunita a Balocco (Vercelli) - che ci fermiamo al 51%. È un business interessante. Ci crediamo». Lincremento al 30% della quota Fiat in Chrysler è dovuto al verificarsi del secondo dei tre «Performance Events» definiti in una recente revisione dellaccordo operativo del 10 giugno 2009, che amplia la partnership tra Chrysler e Fiat e rafforza la posizione di Chrysler sui mercati internazionali. Il secondo Performance Event consiste nel raggiungimento da parte della casa Usa di ricavi cumulativi oltre 1,5 miliardi di dollari riferibili a vendite effettuate successivamente al 10 giugno 2009 al di fuori di Canada, Messico e Usa.
Il secondo step porta con sé, poi, anche la sottoscrizione di tre accordi da parte della Fiat o di sue collegate: uno che coinvolga almeno il 90% dei concessionari del Lingotto in Brasile nella distribuzione di uno o più veicoli Chrysler (inclusi quelli venduti con uno dei marchi del gruppo Fiat); laltro che riguardi almeno il 90% dei concessionari Fiat in Europa nella distribuzione di uno o più veicoli Chrysler (inclusi quelli venduti con uno dei marchi di Fiat Group Automobiles) e che preveda, ai fini dei rilievi relativi alle emissioni di CO2, laggregazione delle flotte di veicoli Chrysler Group e Fiat nellUe; laltro ancora che contempli la remunerazione di Chrysler Group per lutilizzo, da parte di Fiat o sue collegate, delle sue tecnologie al di fuori dei Paesi Nafta. Torino potrà salire al 35% in Chrysler quando la produzione commerciale negli Usa vedrà una vettura, basata su una piattaforma Fiat, con prestazioni di almeno 40 miglia per gallone.
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