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Marchionne: «Trimestre positivo»

A marzo l’Auto raggiunge il 30,6% del mercato. Gli Agnelli: «Nessun piano di riassetto Ifi-Ifil»

Pierluigi Bonora

da Milano

Fiat Auto archivia il primo trimestre con vendite in crescita del 18,3% e una quota di mercato nel Paese del 30,8 per cento. «Sono risultati ottimi - ha sentenziato l’amministratore delegato Sergio Marchionne - e lo scenario, oltre a confermare il lavoro svolto, è totalmente in linea con le previsioni del gruppo. Il 30% era l’obiettivo del 2006, lo abbiamo raggiunto nel primo trimestre e ora speriamo di migliorare». Il top manager non ha nascosto di puntare a una quota oltre il 30% in Italia e superiore all’8% in Europa. Marchionne, che ha commentato i dati delle immatricolazioni a New York, dove è in corso un road show di Borsa Italiana, ha anche ribadito di attendersi, sotto l’aspetto finanziario, «un primo trimestre buono». Il gruppo, in pratica, continuerà a beneficiare a lungo dell’effetto Grande Punto («tra 18 mesi la vettura avrà ancora le caratteristiche per essere leader»), mentre il lancio dei nuovi modelli «contribuirà - ha aggiunto Marchionne - a mantenere alto l’interesse su Fiat». I dati positivi delle immatricolazioni (a marzo la crescita del 18,2% registrata da Fiat Auto è stata di gran lunga superiore a quella generale, che si è attestata all’8,6%) hanno spinto le azioni torinesi a ridosso degli 11 euro. Ieri il titolo ha chiuso a 10,79 euro (+3,87%) con scambi su livelli che il Lingotto non vedeva dal settembre 2002: a passare di mano è stato il 2,8% del capitale. Per Marchionne, però, il titolo Fiat può riservare altre sorprese. Il numero uno del Lingotto, infatti, non ha avuto problemi ad affermare che «acquisterebbe ancora azioni anche agli attuali prezzi per la validità dei target del gruppo; le banche azioniste, del resto, hanno già guadagnato il 2% dalla prevista conversione di settembre». Tutti dati che, secondo Marchionne, hanno smentito nei fatti chi solo due anni fa vedeva nero nel futuro del Lingotto: «Le stime negative degli analisti non si sono avverate - ha replicato l’ad -: il put, per loro, non valeva niente, le banche non avrebbero convertito il prestito e non avremmo venduto più macchine. In questi ultimi 24 mesi la Fiat ha fatto cose che gli analisti non ritenevano possibile». A salire in Borsa con Fiat, ieri è stata tutta la galassia Agnelli: Ifi (+5,31%) e Ifil (+1,78%) hanno risentito ancora dei rumor sulle ipotesi di un loro riassetto, costringendo Corso Matteotti a precisare in serata che non ci sono piani «di riassetto industriale delle partecipazioni e della struttura di controllo del gruppo». La nota aggiunge che «da molto tempo vi sono studi, anche di terzi, che concernono varie ipotesi di riassetto, ma nessuno di essi ha acquisito concretezza o ha dato luogo a iniziative». A livello industriale, comunque, per il Lingotto i segnali dell’uscita dalla crisi sono sempre più evidenti.
Un ruolo decisivo lo ha avuto il marchio Fiat che, a marzo, ha immatricolato 57mila vetture, il 25,5% in più del marzo 2005. Per la Grande Punto, il modello più richiesto, gli ordini hanno superato quota 210mila ordini.

Sempre in marzo la quota di Fiat, Lancia e Alfa ha visto una crescita del 2,5%, al 30,6 per cento. Ma i marchi italiani hanno cambiato passo anche in Francia, Paese che il mese passato ha visto le vendite complessive calare del 2,5 per cento. Fiat Auto ha invece guadagnato il 7,4% (7,9% nel primo trimestre).

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