Marchionne usa il pugno duro, via alla newco per Pomigliano

Nasce la società che gestirà la fabbrica campana. Oggi il top manager al tavolo su Mirafiori. Polemiche sulla possibile uscita del Lingotto da Federmeccanica

Per Pomigliano è l’ora della svolta. La newco, battezzata «Fabbrica Italia Pomigliano» da Sergio Marchionne e ritenuta necessaria per garantire l’applicazione dell’accordo che consentirà la produzione della nuova Panda, è stata iscritta al Registro delle imprese della Camera di commercio di Torino in data 19 luglio. L’attesa, ora, è per la possibile disdetta da parte del Lingotto del Contratto nazionale di lavoro con l’uscita da Federmeccanica. La comunicazione potrebbe arrivare già giovedì durante l’incontro tra la Fiat e i sindacati proprio su Pomigliano. È il primo importante passo di quella che è stata descritta come la rivoluzione delle relazioni industriali nel Paese. Il tema sarà al centro del dibattito convocato oggi a Torino dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, con la Fiat, i sindacati e gli enti locali, per affrontare il nodo Mirafiori dopo la decisione di produrre in Serbia il nuovo monovolume del gruppo automobilistico. Seduto al tavolo, nella sede della Regione Piemonte, ci sarà anche Sergio Marchionne, appena rientrato dagli Stati Uniti e pronto a ripartire per Detroit dove, venerdì, accoglierà il presidente americano Barack Obama in visita alla Chrysler. «La partita è più che mai aperta e sono ottimista per la sua soluzione; credo nella volontà degli attori e nella loro consapevolezza di quanto sia alta la posta in gioco», ha commentato Sacconi alla vigilia del tavolo. Da parte sua il leader della Uil, Luigi Angeletti, chiede per Mirafiori «un’altra vettura che garantisca per quantità e qualità non solo la sopravvivenza dello stabilimento, ma anche l’aumento dell’occupazione». Fiducioso anche il governatore Roberto Cota che considera valido il piano del 21 aprile.
Marchionne, oggi, sarà sicuramente sottoposto a una sorta di terzo grado sulla newco ideata per Pomigliano e che presiederà direttamente. La società, controllata al 100% da Fiat Partecipazioni, ha un capitale di 50mila euro e, come oggetto sociale, si propone «l’attività di produzione, assemblaggio e vendita di autoveicoli e loro parti». «A tal fine - si legge nel documento depositato a Torino - può costruire, acquistare, vendere, prendere e dare in affitto o in locazione finanziaria, trasformare e gestire stabilimenti, immobili e aziende». La stessa società riassumerà, con un nuovo contratto, i 5mila lavoratori di Pomigliano garantendo la gestione dell’intesa non firmata dalla Fiom.
Ma se la newco sembra un fatto già digerito almeno dalle organizzazioni sindacali che hanno siglato l’accordo con la Fiat, l’ipotesi di disdetta del contratto nazionale, che interesserebbe 25mila lavoratori della Fiat Auto, ha creato un vespaio. Lo stesso Sacconi, al riguardo, invita l’azienda a non fare scelte unilaterali, mentre la Fim parla di «operazione inutile e dannosa che metterebbe in discussione l’accordo su Pomigliano». «Se la Fiat pensa per attivare la newco di arrivare alla disdetta del contratto nazionale, questo sarebbe un atto senza precedenti nella storia delle relazioni industriali del Paese. Un fatto grave e inaccettabile», sostiene il leader della Fiom, Maurizio Landini, per il quale «la cosa più saggia sarebbe riaprire una trattativa anche su Pomigliano». Il linea con il Marchionne-pensiero è invece l’ex presidente di Federmeccanica, Massimo Calearo, che definisce l’amministratore delegato della Fiat, «precursore dei nuovi rapporti industriali in Italia».


Infine vengono date in crescita le quotazioni di Gian Mario Rossignolo, tra gli imprenditori che hanno presentato un piano di rilancio dell’area Fiat di Termini Imerese, in Sicilia. Rossignolo ha già incontrato più volte i vertici della Regione Sicilia. Il dossier è in mano all’advisor Invitalia.

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