da Roma
Non tutti i pacifisti vogliono la stessa pace. Ecco perché ieri alla manifestazione per la Pace in Medio Oriente ad Assisi sfilava ad esempio il segretario di Rifondazione comunista, Franco Giordano, ma non i suoi compagni di partito Gigi Malabarba, Salvatore Cannavò e Franco Turigliatto mentre il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, se lè cavata diplomaticamente con una lettera. Si sono tirati indietro pure Gino Strada di Emergency, il padre comboniano Alex Zanotelli e Giulietto Chiesa. Perché? Il fatto è che in testa al corteo di Assisi cera uno striscione con la scritta «Forza Onu» riferito alla missione in Libano dei caschi blu, cui prende parte anche lItalia. Missione che moltissimi rappresentanti del pacifismo nostrano vedono come il fumo negli occhi prima di tutto perché diffidano comunque di un intervento militare e poi perché a loro appare troppo sbilanciata a favore di Israele. La marcia di Assisi, indetta prima che la risoluzione dellOnu facesse breccia nel conflitto ottenendo il cessate il fuoco, adesso che anche lEuropa ha dato la sua disponibilità appariva agli occhi della sinistra radicale come uno spot a sostegno dellintervento delle Nazioni Unite.
Comunque, anche fra il migliaio di persone che ha deciso di sfilare ieri ad Assisi i distinguo non sono mancati. Se è vero che cera lo striscione «Forza Onu» (dietro al quale sfilavano tra laltro i genitori del giovane pacifista Angelo Frammartino, ucciso a Gerusalemme perché scambiato per un ebreo) seguito dal vicepresidente della Camera, Pierluigi Castagnetti (Margherita) è pure vero che alla manifestazione ha preso parte Mohamed Nour Dachan, il presidente dellUcoii, lUnione delle comunità islamiche italiane. Proprio lorganizzazione indagata dalla Procura di Roma per laccusa di istigazione allodio razziale dopo la pubblicazione di uninserzione a pagamento nella quale lUcoii paragonava le stragi naziste a quelle israeliane. Nessun commento da parte di Dachan se non quello di «non aver mai mancato a una manifestazione per la pace».
Insomma da Assisi arriva un messaggio di pace quanto meno contraddittorio. Il portavoce della Tavola per la pace, Flavio Lotti, ha chiesto un incontro con il governo Prodi. «Perché vogliamo capire, essere rassicurati - spiega Lotti -. Pensare che lItalia davvero stia provando a costruire una missione di pace e che non stiamo partendo per un altro Afghanistan, per un altro Irak». E tra le proposte politiche per la pace lanciate ieri dal Tavolo, se la prima è «inviare in Libano la forza di pace e gestirla bene» la seconda invece chiede di «affrontare subito la questione di Gaza: va riaperto il processo di pace con il popolo palestinese». Anche se poi Lotti conclude dicendo che «Israele e la Palestina sono figli dellOnu, sono nati da risoluzione dellOnu e i due popoli hanno diritto di vivere in pace e in sicurezza». La forza di interposizione, conclude Lotti, «è un primo passo poi forse potremo anche decidere di trasferire la sede delle Nazioni Unite a Gerusalemme».
Al centrodestra non piacciono i toni e i distinguo dei pacifisti di Assisi. «La marcia della pace di Assisi si riconferma antiamericana e antisraeliana, caratterizzata da un unilateralismo dannoso e soprattutto pericoloso per i militari italiani che stanno per partire per la missione in Libano», accusa il vicepresidente del gruppo Udc alla Camera Maurizio Ronconi. Ancor più duro il giudizio dellazzurra Isabella Bertolini. «Ma quale dialogo fra i popoli - accusa la parlamentare di Forza Italia -.
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