Politica

«Marco, la scommessa ulivista è perdente»

«La ricerca di un patto con l’Unione è inconciliabile con le battaglie radicali»

Gianandrea Zagato

da Milano

È l’altra ala del polo radical-socialista, quella nuova dei «riformatori e liberali» che ha deciso di approdare sulla sponda della Casa delle libertà. «Insieme per dare corpo e sostanza a un’area laica, liberale, riformista e radicale che porti avanti riforme istituzionali, civili ed economiche all’interno della coalizione e in contrapposizione a una sinistra conservatrice che pure in prospettiva ha davvero poco in comune con le battaglie radicali» spiega Marco Taradash, figura storica di quel partito radicale che ha deciso di stare nell’Unione.
«Scommessa perdente, quella di Marco Pannella: sta con una sinistra che procede in controsenso, in netta divergenza con il nostro modo di vedere le cose. La nostra scommessa con Silvio Berlusconi punta sul futuro: la capacità di fronteggiare le sfide della realtà in modo più concreto e forte rispetto al centrosinistra» continua Taradash. Giudizio che sostiene l’accordo siglato con il premier «per andare più veloci sulla strada delle riforme che la Casa delle libertà ha avviato, senza mai trovare in realtà la strada per arrivare fino in fondo». Responsabilità che, osserva Taradash, «volentieri ci assumiamo partecipando al programma liberale della Cdl. Come non vogliamo dimenticare le parole dette dal presidente del Consiglio quando abbiamo scelto di schierarci con la Casa delle libertà, “meno male che ci siete anche voi, non sarò più costretto a fare mediazioni con forze politiche conservatrici che mi chiedono di fare di meno”. Ecco, noi, riformatori e liberali siamo qui a chiedere di più».
Obiettivo di una convinzione politica netta e pragmatica, strategia tratteggiata ieri in quel di Milano sotto lo sguardo attento di Sandro Bondi e di Ignazio La Russa. Scelta diversa rispetto a chi, commenta il coordinatore nazionale di Forza Italia, «come Pannella ha deciso di stare nell’Unione in una posizione innaturale. Bisogna prendere atto che questa non è una sinistra riformista, altrimenti approvi la legge Biagi sul lavoro. E non è ancora una sinistra socialdemocratica di stampo europeo. La sinistra dovrebbe partire da questi contenuti e su questo terreno dimostrare il proprio riformismo». Ma la sfida è «improponibile» chiosa Taradash: «Prodi è uomo della burocrazia e della tecnocrazia, che da ex presidente della commissione Ue è rimasto un conservatore davanti al nuovo modello sociale europeo. Quello che noi appoggiamo» spiega l’ex deputato radicale.
Appare dunque incomprensibile la ricerca di Pannella di un’alleanza con l’Unione - «inconciliabile con il percorso delle battaglie radicali, liberali e liberiste contro le corporazione e le caste» sostiene Taradash - che viene siglata dal Nuovo Psi di Gianni De Michelis, «commettono un errore: credono di entrare in una casa comune perché sul campanello d’ingresso c’è scritto “sinistra”. Solo che da quella porta escono comunisti che non hanno scelto la democrazia liberale ed ex diccì che rimpiangono la Dc». Come dire: «Sotto le bandiere dell’Unione non c’è cittadinanza politica per chi appartiene all’area laica e liberal-socialista».
Un’alleanza impossibile, quindi, che La Russa vede realizzabile, invece, all’interno del centrodestra: «Una coalizione ha diversi accenti e sottolineature. Con i Riformatori liberali abbiamo un rapporto più che amichevole e un confronto che dura da tempo, ci sono molti punti di contatto e anche delle differenze».

Assai più di quanto potrebbe offrire una sinistra che è sempre stata anti-radicale e anti-socialista «e che non può vincere le sfide del futuro».

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