Un personaggio che scopre come il mondo sia ormai tutto in forma di città e come la natura oggi non abbia più nulla di
naturale. Tanto vale allora non lasciarsi commuovere o intenerire troppo da una palma incastrata nel cemento
Il protagonista delle 160 pagine di «Contro Natura. Rancori e quieto vivere del cittadino Giobatta» (De Ferrari editore), prima prova del giornalista Andrea Bagnini, classe 1970, è una sorta di Marcovaldo aggiornato al 2008, disincantato e capace di reagire, anche con rancore, ai soprusi, reali o presupposti, che la vita urbana riserva quotidianamente.
Se la figura tratteggiata da Calvino negli anni '50 era buffa, di animo semplice, ostinata nella ricerca della natura in una grande città di cemento e asfalto, quella odierna si avvia in direzione contraria, sviluppando un risentimento particolare per ogni forma di naturismo urbano, vegetarianesimo compreso. Nei 10 divertenti racconti che compongono il libro, si notano la vendetta a base di ammoniaca contro il tronchetto della felicità (non a caso chiamato «Hugo Chavez») del vicino di casa venezuelano, rumoroso per necessità («A muro duro»), un gabbiano grasso e prepotente padrone di un poggiolo («Ari»), le battaglie personali per lo spostamento della linea ferroviaria («Per una grazia piccola così»). La realtà viene continuamente riletta e rivisitata dallo sguardo ostile e critico di Giobatta: proprio grazie a questa reinterpretazione l'autore crea uno straniante effetto sorpresa, che sconvolge e muta l'equilibrio già preesistente.
«Contro Natura. Rancori e quieto vivere del cittadino Giobatta» di Andrea Bagnini De Ferrari editore
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