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«Il maresciallo ha violentato venti donne»

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Dovrebbe iniziare il 15 febbraio, sempre che l’imputato non scelga qualche rito alternativo, il processo al comandante dei carabinieri di Parabiago arrestato a giugno di aver allungato le mani su tutte le donne che passavano in caserma dopo un arresto o per presentare una denuncia. Donne che nel frattempo, con il procedere dell’inchiesta, sono salite da 11 a 20, anche se cinque di loro saranno sentire solo come testimoni in quanto il reato è andato in prescrizione.
Il vizietto di allungare le mani infatti, Massimo Gatto l’ha sempre avuto, tanto che dopo l’ultima aggressione a una giovane polacca vennero fuori episodi risalenti agli anni ’90. Da quando cioè il sottufficiale, 47 anni nativo di Torino, si trasferisce al Gruppo di Monza e quindi, dopo aver girato alcuni uffici, a Parabiago. Assumendo recentemente l’incarico di «comandante in sede vacante» per la malattia del titolare. Il 15 gennaio porta in caserma una polacca di 19 anni sorpresa a rubare un paio di consolle Nintendo in un centro commerciale di Parabiago. La ragazza rimane 48 ore in caserma, gran parte passate in un continuo corpo a corpo per difendersi dal carabiniere mano lunga. Due giorni di incubo poi la condanna con la condizionale, la scarcerazione e la corsa a primo ufficio di polizia per denunciare le pesanti molestie.
Le indagini avviate dal pm Cristiana Roveda e affidate ai carabinieri del nucleo investigativo di Monza, trovano subito le prime conferme, perché la giovane descrive stanze della stazione che non avrebbe mai potuto vedere se correttamente fosse stata trattenuta in cella di sicurezza. Altri militari confermano di aver visto il superiore perquisire in più occasioni la ragazza e di averla fatta uscire dalla cella di sicurezza. Non solo, ma anche di aver ricevuto confidenza da parte di alcune donne su presunte molestie subite dal militare, subito invitate a fare regolare denuncia. Nel giro di poche settimane gli investigatori individuarono una lucciola romena e una ex prostituta andata in caserma per una denuncia, una ragazza con un problema alla patente, due che si erano presentate per una denuncia e una quinta finita in stazione a esporre la sua difficile situazione coniugale. Non solo. Il militare si sarebbe presentato in borghese a casa di una sesta donna che aveva fatto una denuncia per furto. Mentre negli anni Novanta avrebbe molestato altre undici donne mentre si trovava in caserma. Casi però coperti da prescrizione.
A giugno il magistrato ritiene che il materiale raccolto sia più che sufficiente e manda carabinieri a stringergli le manette ai polsi al collega. In questi sei mesi però le indagini sono proseguite, fissando a 20 i casi incriminati. Cinque sono però prescritti e le vittime saranno quindi solo chiamate a deporre per contribuire a definire il quadro psicologico dell’imputato. Per altri 15 episodi invece il pm ha ottenuto dal Gip Enrico Manzi il giudizio immediato fissando la prima udienza per il 15 febbraio.

Sempre che nel frattempo il satiro in divisa non scelga la «scorciatoia» del rito immediato o del patteggiamento, che gli assicurerebbe lo sconto di almeno un terzo sulla eventuale condanna che potrebbe infliggergli il tribunale.

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