Venezia - Sono scesi i dieci operai della Vinyls di Porto Marghera, tra i quali una donna, saliti per protesta sulle torri e sul ponte del Petrolchimico. "Ci hanno ascoltato", ha detto l’operaio che oggi ha tenuto i contatti con la stampa. "Era quello che avevamo chiesto - ha aggiunto - che partisse la trattativa con Gita, il fondo finanziario svizzero che è l’unico intenzionato a investire su Porto Marghera".
La protesta degli operai Una decina gli operai di Vinyls che stanno dando vita alla protesta sui camini. Sei di loro, si apprende da fonti sindacali, sono saliti sulla torre Cv 22-3 della Vinyls, e si trovano ad un’altezza di circa 45 metri da terra. Altri quattro si trovano invece sull’arco della Polimeri Europa, ribattezzato ponte Bossi. Una struttura che già qualche anno fa era stata presa di mira dagli attivisti di Greenpeace. "Quelli di Greenpeace - ha commentato Massimo Meneghetti, della Cisl veneziana - erano saliti per chiedere di chiudere la chimica. I lavoratori oggi invece vogliono dire che bisogna riaprire la chimica". Le tute blu hanno raggiunto la cima delle torri per protestare contro "l’immobilismo del Governo" sui destini dell’azienda, dopo che anche l’incontro di ieri tra il ministro Paolo Romani e i commissari straordinari non aveva portato ad una decisione sulle offerte giunte per i tre sitti italiani della società. Sul posto si trovano le forze dell’ordine.
L'appoggio del sindacato "Siamo dalla loro parte": così oggi Alberto Morselli, segretario generale della Filctem-Cgil, sui dieci operai della Vinyls saliti sui camini del Petrolchimico di Porto Marghera per protestare "dopo il nulla di fatto dell’incontro di ieri a Roma". "Siamo dalla parte di chi, anche con rabbia, difende il valore e la dignità del proprio lavoro", aggiunge.
"Cosa altro ci si può aspettare di fronte all’ assenza assordante del Governo che continua - prosegue il sindacalista - a cincischiare, a rinviare la soluzione della vertenza Vinyls, scandalosamente ancora in alto mare nonostante si sia in presenza di proposte sul riavvio degli impianti?". Per il segretario generale della Filctem-Cgil, «sarebbe del tutto insensato il solo prendere in considerazione proposte che programmino la chiusura del polo veneziano»
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