Claudio Pompei
La vittoria è stata larga in termini numerici; il successo personale decretato dai consensi che superano di molto i voti del centrosinistra. Ma per il sindaco Walter Veltroni, reduce da una litotripsia per risolvere la calcolosi renale che lha costretto in una stanza di ospedale proprio nei giorni cruciali della chiusura della campagna elettorale, ora cè il rischio di farsi venire un travaso di bile. Starà a lui seguire i consigli dei medici e cercare di non somatizzare le tensioni che affiorano allinterno della sua stessa maggioranza ancor prima di affrontare i problemi legati alla formazione della nuova giunta. Qualche avvisaglia cera già stata in questi giorni con strane «uscite» in tema di toto-assessori, tra chi metteva le mani avanti avendo subodorato la possibilità di una mancata conferma e chi, invece, tentava di forzare la mano dando per acquisiti nomi nuovi.
Inutile nascondere che le questioni sul tappeto vanno ben al di là delle sorti del governo capitolino e investono problemi di rilievo nazionale, a cominciare dalle discussioni sulla nascita del futuro Partito democratico e sulla sua leadership.
Ma, superati i primi momenti di euforia per il risultato delle amministrative, ora emergono i punti di attrito allinterno del centrosinistra. Per la Margherita uno dei nodi da sciogliere è quello del vicesindaco. Il «no» a una eventuale riconferma di Maria Pia Garavaglia è argomentato dal coordinatore romano dei Dl Roberto Giachetti: «Se la Margherita sarà chiamata dal sindaco a esprimere la propria valutazione sul vicesindaco - ha spiegato Giachetti - diremo la nostra e faremo anche un nome. Serve una persona che incarni di più il progetto ulivista e, si badi, non abbiamo in mente una persona di apparato della Margherita. È chiaro che poi, su tutto, la decisione spetta al sindaco». Tradotto dal «politichese» significa che, se alla Margherita viene riconosciuto, come rappresentatività in quanto seconda forza della coalizione, il vicesindaco, vogliono essere loro a indicarne il nome e non accettano decisioni «preconfezionate».
Quanto agli assessorati, la Margherita pone, spiega Giachetti, «un problema politico: ci sono una serie di materie come Ambiente, Turismo e Lavori pubblici su cui deve esserci la possibilità di diversificare». Il segretario romano dei Ds Esterino Montino però taglia corto: «Rispetto le opinioni di tutti, ma secondo me la Garavaglia ha lavorato bene. Se venisse confermata sarei contento. Penso che sugli assessori e soprattutto sul vicesindaco deciderà il sindaco, naturalmente sentendo le forze politiche». Quanto agli assessorati, per Montino, il criterio dovrà essere quello «delle competenze, senza ragionamenti di filiere». I rutelliani, però, non si arrendono: Riccardo Milana o Claudio Minelli. Con questi nomi i Dl rilanciano il braccio di ferro con i Ds, segnatamente con Veltroni, per la seconda poltrona in Campidoglio. La partita aperta, che è uno strascico della querelle Bettini-Rutelli sul ministero dei Beni culturali (ma non solo), punta da parte della Margherita a piazzare un vicesindaco rutelliano doc: in questo Milana sarebbe favorito rispetto a Minelli, benchè entrambi siano legati al presidente Dl. In ogni caso dalla Margherita si ribadisce un «no» alla Garavaglia, considerata troppo tiepida nel sostenere la causa Dl, soprattutto in tempi di «guerra aperta». Perchè la questione politica non riguarda solo il rapporto tra i Ds e la Margherita ma anche le dinamiche dentro il partito di Rutelli: da una parte appunto i rutelliani, capeggiati da Giachetti, dallaltra «Primavera riformista» che però ha già perso un suo esponente in consiglio, silurato dal responso elettorale, ovvero Luca Nitiffi.
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