di Ferruccio Repetti
Il Comune si sveglia e promette di mettere in moto il processo per consentire lampliamento degli spazi dello stabilimento Fincantieri. Ma la società cantieristica, per voce del lamministratore delegato Giuseppe Bono, precisa con fermezza: «Grazie, ma è un po tardi». In sostanza: oggi la priorità, per Fincantieri, è quella che riguarda lacquisizione di nuove commesse per la costruzione di navi, che lattuale congiuntura economica e finanziaria internazionale certo non favorisce. Per ampliare cè sempre tempo, è nei programmi, ma è anche evidente che gli spazi servono se cè qualcosa da costruire. Messaggio forte e chiaro, dunque, rivolto a unamministrazione comunale, come quella guidata dal sindaco Marta Vincenzi, che non ha mai brillato per rapidità di scelte oltre che per efficienza operativa. Messaggio, comunque, che va a segno e non lascia - non può lasciare - indifferenti. Tanto che lassessore Mario Margini, che pure è fra quelli che, per convinzione e carattere, morderebbero il freno (se li lasciassero lavorare), si sente in dovere di replicare (o viene cortesemente invitato a farlo, a nome della giunta e, soprattutto, del sindaco): prima chiamando direttamente Bono al telefono, poi con una nota scritta.
Il testo di questultima è un po contorto, ma vale la pena riportarne i passi essenziali, anche per tentare di capire il nesso fra lampliamento verso mare dello stabilimento di Sestri Ponente, che è di stretta competenza del Comune, e la «conflittualità legata al rinnovo del contratto integrativo aziendale», cui fa cenno lassessore, che è di stretta competenza della società cantieristica e dei sindacati, due dei quali, Cisl e Uil, come noto a tutti, hanno già siglato laccordo, mentre la Cgil ha preferito la rottura. Ebbene, Margini, dopo aver ricordato «il mercato sempre più segnato dalla concorrenza spinta» e riconosciuto - bontà sua - che «è imprescindibile per Fincantieri acquisire nuovi carichi di lavoro», si dedica a unapprofondita esegesi della situazione, per arrivare a concludere: «Il fatto che non sia superata la conflittualità non aiuta lo sforzo comune per migliorare lefficienza dellimpresa. Al contrario, forme esasperate di lotta pregiudicano il mantenimento degli impegni produttivi già in essere».
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