Mari e Atxaga supervincitori del «Grinzane»

Doppietta di Einaudi al «Grinzane»: sono Michele Mari con Verderame, storia dell’amicizia tra un ragazzino lettore d’avventure e la figura mitologica del suo giardiniere, e Bernardo Atxaga con Il libro di mio fratello, affresco d’amore e amicizia nella storia basca dagli anni ’30 a oggi, i supervincitori per la Narrativa Italiana e Straniera della 27ª edizione del premio. La cerimonia, ieri al Castello di Grinzane Cavour, presente il ministro Bondi, ha visto lo scrittore basco staccare con 157 voti la russa Ljudmila Ulickaja (Sinceramente vostro, Surik, Frassinelli, 138 voti) e il tedesco Ingo Schulze (Vite nuove, Feltrinelli, 56), mentre il poeta e narratore milanese ha vinto su Elisabetta Rasy (L’estranea, Rizzoli, 134 voti) e Serena Vitale (L’imbroglio del turbante, Mondadori, 68). La finalissima rimane unica nel suo genere e vede coinvolti come lettori popolari giovani studenti liceali e universitari di 11 giurie scolastiche italiane e internazionali. Sul palco del «Grinzane» si sono avvicendati quest’anno anche l’israeliano Aharon Appelfeld, che ha ritirato il premio «Dialogo tra i continenti» per il romanzo Badenheim 1939 (Guanda), e l’americano Don DeLillo premiato per «Una vita per la letteratura». «Invecchiando si diventa scrittori migliori. Ma anche scrittori peggiori. Il trucco è morire nel mezzo» ha dichiarato DeLillo (il cui ultimo romanzo, L’uomo che cade, Einaudi, è dedicato all’11 Settembre) in una conferenza stampa affollatissima. Durante la quale ha commentato la recente candidatura di Obama: «Una grande cosa per i black american, ma non so dire come andrà in futuro».

La guerra in Irak «ha sovrastato la società americana. Sono certo che qualcuno ci stia scrivendo sopra un romanzo». Quanto al suo background cattolico, DeLillo ha detto che «il senso del rituale e la bellezza della liturgia sono sempre con me».

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