Anna Savini
da Lecco
«Maria sta male, lasciatela in pace». La famiglia fa quadrato attorno a Maria Patrizio Magni, barricata nella casa del suocero. Rinchiusi nellappartamento del nonno paterno, ad Arcore, i Magni proteggono la donna che continua a disperarsi perché il suo Mirko non cè più.
«Non possiamo dire niente, i carabinieri ci hanno proibito di parlare con i giornalisti - spiega un parente -. Solo una cosa: noi abbiamo le prove della sua innocenza, abbiamo preso un legale e prima di mostrarle dobbiamo confrontarci con lui».
La versione è sempre quella che questa giovane donna di 29 anni ha dato il primo giorno ai carabinieri: «Come potete pensare che abbia ucciso io mio figlio? È stato un ladro, è entrato in casa mia, mi ha colpito alle spalle, mi ha legato a una sedia». E intanto il neonato scivolava nella piccola vasca di plastica piena dacqua dove sua mamma gli stava facendo il bagno.
Cristian, il papà, spiega che sua moglie adorava quel bambino e che non aveva mai avuto problemi. Eppure Mary nei mesi scorsi aveva chiesto aiuto a un consultorio dellAsl. Poteva essere per una forma di depressione post partum, anche se il consultorio non ha una specializzazione psichiatria. È un servizio rivolto alle famiglie per problemi, anche pratici, con la crescita dei figli. Capire chi fosse questa ventinovenne con le meches bionde sui capelli neri non è facile. Tra i vicini cè chi dice che era sempre allegra, che era lei il faro delle mamme che si trovavano ai giardinetti. Altri, però, raccontano che negli ultimi giorni era cupa e non usciva più di casa.
I suoi zii ribattono che stava organizzando il battesimo di Mirko che si sarebbe celebrato il 5 giugno e che subito dopo la famiglia sarebbe andata a fare una vacanza in un agriturismo. Di certo cè che ora sulla donna si è concentrato più di un sospetto.
Ieri, durante le messe domenicali, il pensiero dei fedeli è stato rivolto a lei. Lo ha chiesto il parroco, don Franco, parlando di un momento «di grande sofferenza per tutta la comunità». Nel pomeriggio, invece, in paese era arrivato il cardinal Dionigi Tettamanzi. La sua era una visita prevista da tempo e la sua omelia non ha potuto non toccare, anche se in maniera indiretta, la tragedia. «Desidero che il mio saluto esca dalle pareti di questa chiesa ed entri in tutte le case di Casatenovo ha detto larcivescovo di Milano -, soprattutto in quelle case provate dal disagio, dalla fatica, dallanzianità, dalla paura, dallangoscia e dal dramma, segnate dalla sofferenza e dal dolore in tutte le sue forme».
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