Ha solo 22 anni quando nel 1960 Maria Luisa Cosso perde il padre e il fratello in un incidente stradale sulla Pinerolo-Torino nei pressi di None: è da poco passata la mezzanotte e l'auto viene investita frontalmente da un'altra macchina che va contromano ed è guidata da un giovanotto che sta tornando da una festa di addio al celibato. Quattro i morti. E tra loro il papà di Maria Luisa, Ludovico, imprenditore e fondatore della Corcos, azienda leader nella produzione di anelli di tenuta usati nell'industria, e il fratello Mario, di cinque anni più grande, responsabile dellassistenza tecnica.
Con la morte dei congiunti Maria Luisa si ritrova all'improvviso sulle spalle il peso di un'azienda già nota - la Corte & Cosso - e di un'altra impresa che ha appena un anno di vita, la Corcos. Nel complesso le due attività danno lavoro ad una novantina di persone.
Limpegno nel sociale. Maria Luisa ha il diploma di maestra, ha poi studiato in Svizzera francese e tedesco, frequenta l'Azione Cattolica e la San Vincenzo, si impegna molto nel sociale, corre anche a cavallo. È, insomma, una donna molto dinamica, quasi una mosca bianca in una società come quella italiana che in quegli anni relega le esponenti del gentil sesso ai fornelli. E si rende conto che è pura follia il solo pensare di continuare il lavoro del padre. È vero che nel suo Dna sono impresse le caratteristiche dell'imprenditore in quanto il nonno paterno era un industriale nel settore tessile e il padre Ludovico si era inventato di sana pianta un'altra attività, ma in effetti lei non sa nulla di meccanica e non ha mai fisicamente messo piede in un'officina. Finché un giorno un operaio le va a parlare. Le chiede a nome di tutti gli altri di entrare in azienda per dare continuità alla proprietà e alla gestione. E consentire lo sviluppo dell'impresa.
Le paure, poi la decisione. Alle perplessità della ragazza, l'operaio risponde: «Non si preoccupi, le insegneremo tutto noi». E lei alla fine accetta. Trascorre tutto il primo anno in officina a imparare dagli operai i segreti del mestiere e a capire l'importanza dell'innovazione. Fino a diventare, ricorderà, «una vera esperta della produzione grazie allaiuto delle maestranze». Da allora, quindi da 45 anni, Maria Luisa Cosso è al vertice della Corcos Industriale di Pinerolo, da tempo nell'orbita di una multinazionale tedesca, la Freudenberg di Weinheim-Bergstrasse, con una vasta gamma di prodotti utilizzati nell'industria dell'auto ma non solo in quella, dalle guarnizioni agli antivibranti, dai flessibili freno agli articoli tecnici in gomma.
La terza generazione. Maria Luisa Cosso, sposata nel 1974 con un dirigente della Skf, Sergio Eynard, romano di origine valdese, si considera una imprenditrice della terza generazione. Terza perché all'inizio c'era il nonno con il suo setificio e poi il papà Ludovico che alla seta ha invece preferito gli anelli di tenuta per l'industria dell'auto. Un personaggio questo Ludovico, classe 1888 e primo di cinque figli: studia in Ungheria ed è un grande appassionato di motori al punto da correre in moto e da pilotare durante la prima guerra mondiale un aereo col quale viene anche abbattuto ma riesce a salvarsi. Ed è in guerra che conosce un signore, bravissimo nel gioco del bridge, che si mostra anche molto esperto nella vendita, Francesco Corte. Così dalla loro unione nasce a Torino a metà degli anni Venti la Corte & Cosso, un'azienda essenzialmente commerciale che importa componenti per l'auto e poi li distribuisce sul mercato italiano. In particolare importa all'inizio ammortizzatori francesi Houdaille, poi montati negli anni anche sulla Ferrari di Ascari. Ma dal 1936 allarga la gamma ad una serie di prodotti tecnici in cuoio realizzati dalla società tedesca Carl Freudenberg. Tra questi articoli destinati sempre all'industria dell'auto c'è anche l'anello di tenuta «Simmerring» che si applica agli alberi rotanti. Per venderlo i due soci italiani creano addirittura un marchio, «Corteco», poi diventato per antonomasia il nome dell'anello di tenuta.
Nel dopoguerra, dopo che il contratto di vendita è stato trasformato in licenza di produzione con una fabbrichetta situata a Pinerolo, il cuoio si rivela fuori mercato in quanto non è in grado di sopportare certe temperature e sollecitazioni. Viene così sostituito con la gomma sintetica, sempre tedesca. Ma a quel punto bisogna anche cambiare le macchine. Così Corte e Cosso prendono una decisione: lasciano in vita la vecchia azienda, quella con i loro due nomi, che continua a produrre ammortizzatori ma creano nello stesso tempo un nuovo stabilimento a Pinerolo insieme ai tedeschi della Freudenberg per la produzione dell'anello di tenuta in gomma. Il capitale è diviso in parti uguali: metà i tedeschi e metà i due italiani. Che non sono più comunque i due vecchi soci: ora la nuova coppia è formata da Ludovico Cosso e da Giuseppe Corte, più semplicemente Beppe, il figlio poco più che ventenne di Francesco, scomparso nel frattempo. Proprio per seguire quel nuovo stabilimento Ludovico Cosso chiede poi al figlio Mario, il cui desiderio sarebbe invece di dedicarsi all'agricoltura, di entrare in fabbrica per occuparsi della produzione. E Mario dice di sì; a quei tempi, ricorderà Maria Luisa, «la richiesta di un padre era quasi un ordine».
La nuova azienda. Nel 1957 viene così fondata la nuova società Corcos, una sintesi dei nomi Corte e Cosso, e si costruisce lo stabilimento a Pinerolo. Ludovico Cosso è il numero uno in azienda, il figlio Mario si occupa della produzione, Beppe Corte della vendita. L'attività parte nel 1959, l'inizio è promettente ma un anno più tardi l'incidente mortale che decapita il vertice dellazienda. Entra allora Maria Luisa Cosso per seguire la produzione mentre Beppe Corte, che ha 29 anni, continua ad occuparsi delle vendite. Direttore generale diventa un austriaco. E la Corcos si sviluppa nonostante una serie di difficoltà. Già, perché nel 1970 muore in un incidente stradale anche Beppe Corte. Maria Luisa compra allora la sua parte dagli eredi e a quel punto prende una decisione molto importante d'accordo con il socio tedesco: affida la responsabilità gestionale dell'azienda a due amministratori delegati e riserva alla proprietà le scelte strategiche. E inizia ad alternarsi con un rappresentante tedesco nel ruolo di presidente: tre anni a uno, tre anni all'altro.
Il secondo insediamento. Una scelta felice che porta nel 1982 alla costruzione di un secondo stabilimento a Luserna, nei pressi di Torre Pellice, e alla nascita di altre società collegate come la Fapam per lo stampaggio a freddo delle lamiere. E quando, grazie ad una serie di acquisizioni, la Freudenberg diventa nei primi anni Novanta una multinazionale leader al mondo nel campo delle guarnizioni, degli antivibranti e degli articoli tecnici in gomma con sedi produttive e commerciali in ogni angolo del globo, la Corcos si ritrova catapultata di colpo nel mercato globale. E diventa l'unica società della multinazionale tedesca ad essere responsabile per due famiglie di anelli di tenuta, i raschiavalvole e le guarnizioni combinate che uniscono diverse funzioni con la massima efficacia e tenuta. Per queste nicchie di prodotti la Corcos si occupa del marketing, della ricerca e sviluppo, delle applicazioni, insomma di tutto. «Siamo uno dei punti di riferimento più importanti e consolidati dell'intero gruppo», commenta Maria Luisa Cosso che divide la quota di proprietà dell'azienda con la figlia Paola, laureata in scienze politiche e impegnata in altre attività di famiglia.
Oggi la Corcos ha oltre 650 dipendenti, il fatturato sfiora i 90 milioni di euro, l'export incide per il 40%. Ha come clienti il gruppo Fiat-Iveco, la Mercedes, la Toyota, la Nissan, la Renault. E poi Cnh, Carraro, Bosch, Piaggio, Zanussi e altre aziende nei settori del movimento terra, macchine utensili, elettrodomestici.
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