Mariangela in dolente attesa come solo le donne sanno fare

Mariangela in dolente attesa come solo le donne sanno fare

Eccola di nuovo, Mariangela Melato, regina della scena. Dopo essere stata impegnata nella prima parte della stagione nella tournée italiana di «L’anima buona del Sezuan» di Bertolt Brecht, lo stop dovuto ad una malattia la restituisce al suo amato pubblico genovese in veste di mattatrice. Eccola quindi con uno spettacolo che ben s’inserisce nel solco della rivistazione dei grandi autori del Novecento che lo Stabile ha voluto privilegiare come filo conduttore della sua produzione di quest’anno. La scelta è caduta, infatti, sull’adattamento per la scena di «Il dolore» di Marguerite Duras (1914-1996): un testo «psicologicamente fiammeggiante, che sembra uscito di getto da un irresistibile impulso», già sperimentato sul palcoscenico da Mariangela per due sole serate al Maggio Musicale Fiorentino del 2008, dove ottenne un grande e commosso successo: «Un attimo sospeso e l’applauso si leva grato, sincero», «Apoteosi alla fine», «Grande impresa di un’artista che visita dal di dentro una grande scrittrice», alcuni dei commenti della critica.
La prima dello andrà in scena questa sera alle 20,30 al Teatro Duse. Lo spettacolo prodotto dal Teatro Stabile di Genova, in collaborazione con il Maggio Musicale Fiorentino, sarà rappresentato fino a venerdì 30 aprile.
Diretta da Massimo Luconi, Mariangela Melato affronta «Il dolore» in perfetta e assoluta solitudine. Sul palcoscenico, in una scena ideata dallo stesso regista, accanto alla Melato impegnata in un lungo, umanissimo monologo, fa una breve apparizione il giovane Cristiano Dessì. I costumi sono di Paola Marchesin, musiche originali di Mirio Cosottini, luci di Sandro Sussi. L'adattamento teatrale è firmato da Massimo Luconi e dalla stessa Melato.
«Il dolore» è un romanzo scritto in prima persona che nasce come diario intimo di un drammatico periodo della vita di Marguerite Duras, la quale, entrata insieme con il marito Robert Antelme nella Resistenza antinazista (il loro gruppo era comandato da François Mitterand), trascorse i lunghi mesi tra il giugno 1944 e il periodo immediatamente seguente la fine della guerra in attesa del marito, arrestato con la sorella dai nazisti e deportato a Dachau.
È in questa cornice storica che si consuma una tragedia insieme personale e universale. In una Parigi primaverile, in festa per la fine del conflitto mondiale, Marguerite si aggira sconvolta, come molte altre donne dei prigionieri e dei deportati che attendono notizie dei loro uomini. Ansia e speranza, gioia e dolore; ma intanto l'esistenza di ogni giorno prosegue, perché - annota la Duras - si è costretti comunque a vivere.
«L'attesa in cui vive la protagonista di “Il dolore” - dice Mariangela Melato - è identica a quella di tutte le donne che aspettano, non solo in un periodo di guerra, ma nei momenti di abbandono, di sofferenza interiore, e testimonia una capacità di sopportazione tipicamente femminile che mi ha molto colpito».


Per «Il dolore» - in scena al Duse fino a fine mese (con l’eccezione di martedì 20 e mercoledì 21 aprile) - sono validi tutti gli abbonamenti (Fisso, Libero e Giovani), oltre che le consuete agevolazioni per studenti e gruppi organizzati in collaborazione con l'Ufficio rapporti con il pubblico.

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