Marina Massironi, sola sul palco, è il simbolo dell’amore disperato

Marina Massironi, sola sul palco, è il simbolo dell’amore disperato

Le note ad alto volume di «Paint it black» dei Rolling Stones introducono aggressivamente sul palcoscenico del Modena la storia di Roddy Doyle che parla di un amore tanto forte quanto violento. «La donna che sbatteva nelle porte» è un altro spettacolo dell'Archivolto improntato sul binomio teatro e letteratura che mette in luce il romanzo omonimo dello scrittore considerato il capofila della nuova narrativa irlandese. Giorgio Gallione, che ne è il regista, afferma di essere stato attratto dal testo per la sua scrittura diretta e per quella struttura già molto teatrale di suo con una serie di flashback dell'io narrante che di fatto sono già un monologo. È la protagonista del libro a raccontare la sua storia, quella di Paula, una donna di 39 anni con già troppa vita alle spalle e un presente da alcolista. Una protagonista che non si compiace del suo malessere, ma che malgrado tutto ha sempre un sorriso sotteso, una voglia di vivere un po' guascona tipica della popolazione irlandese, ed ecco il perché della scelta per questo ruolo di un'attrice come Marina Massironi. In un finto prato kitsch dal verde acceso in cui sono disposti sparsi con finta casualità i relitti di alcuni arredi da cucina e un letto d'ospedale, si muove lei (un altro relitto) con un cappottino grigio, andatura da bambina, due occhietti smarriti alla ricerca disperata del recupero della propria vita. Una vita buttata via per amore, sì proprio così, per un amore ritenuto di quelli con l'A maiuscola, che agli inizi l'aveva resa orgogliosa e che in seguito l'ha gettata in un baratro da cui sembra assai difficile risalire. Diventare la «signora» Spencer, la moglie di Charlo, il bello del quartiere, sicuro, vincente carismatico, aveva fatto sentire Paula amata, rispettata, temuta. Charlo è la felicità, il sesso, la speranza, il riscatto da un passato adolescenziale che l'aveva etichettata come una ragazzina stupida e amorale, ma è anche l'orrore. Lui, quando beve, la picchia fino al sangue, la picchia da romperle le ossa, la picchia da spezzarle il cuore. La Massironi cerca di trovare dentro sé la fragilità di quel personaggio a cui ha imparato a voler bene. Un personaggio dal forte bisogno di essere accettato, pieno di sensi di colpa, che cerca di superare i suoi errori per andare avanti anche per amore dei figli. Lo fa facendosi strada all'interno di un vissuto ben diverso da quello di Paula cercando per questo di non condizionarsi e di rimanere il più possibile in ascolto del testo. Il monologo che ne esce fuori è sentito ed appassionato. Non è facile come ammette l'attrice stessa «saper riempire da sola tutto quel palco, soddisfare tutto quel pubblico, tutto da sola».


Lei che ha sempre condiviso il palcoscenico con gli altri e giocato dentro squadre piene zeppe di complici, ma questa sua prova possiamo dire che l'ha superata egregiamente, toccando le corde del dolore con verità. Lo spettacolo in programma al Modena fino a stasera, domani è al Teatro Cavour di Imperia, da dove partirà in tournèe fino al 28 aprile e sarà ripreso nella prossima stagione dell'Archivolto.

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