Il marine perduto per Osama

Un colpo e basta un colpo e poi si cambia vita. Un lavoretto da 25 milioni di dollari, la taglia più alta che c’è sul mercato, sulla testa del pericolo pubblico numero uno, del ricercato dei ricercati. La taglia su Osama Bin Laden. Jonathan K. Idema, detto Jack, non è mai piaciuto a nessuno, nemmeno a se stesso. Ha fatto causa a una tv perché, dice, gli avrebbe rubato dei filmati di guerra e a George Clooney perché, giura, gli avrebbe copiato il soggetto di un film. Ma questo è il meno. Jack è un veterano di guerra, un ex berretto verde ma senza scrupoli e senza pietà, il peggiore tra i peggiori. Non è tipo che ama perdere tempo soprattutto se ci sono in ballo soldi, tanti soldi. Un giorno mette su un suo personalissimo esercito armato fino ai denti e sbarca a Kabul, deciso a mettere le mani sul principe del terrore. In un appartamento della città si costruisce persino un carcere segreto, una sua privata Abu Ghraib, dove torturare le sue vittime, per farle confessare ciò che non sanno. Ed è lì un giorno che il cacciatore diventa preda. Lo prendono le forze speciali americane: appena sfondano la porta dell’appartamento trovano due afghani appesi per i piedi nella cella-cucina, adesso è il padrone di casa a finire in una prigione, ma vera, da dividere con il fedelissimo Brent Bennett. Giura di aver lavorato non per sé ma per la patria, di aver agito con l’approvazione dei governi afghano e americano. Sarà, ma Jack ha fama anche di bugiardo.

Sarà, ma una corte di Kabul condanna lui e il suo amichetto a 10 anni di carcere. Ora ha un solo terrore. Che Osama mandi qualcuno a prenderlo per portarlo sui monti con lui. Senza taglia. Perché in quel caso la vita di Jack varrebbe meno di niente.

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