Roma - Franco Marini inizia la tappa più difficile della sua carriera politica. La rincorsa a una maggioranza che gli garantisca la fiducia per formare un esecutivo tecnico con l'obiettivo di rivedere la legge elettorale prima del voto e gestire le emergenze. "Il mio compito è quello di verificare se c’è la disponibilità delle forze politiche a cercare un consenso ampio, politico, non personale, per arrivare in tempi brevi a una modifica della legge elettorale - spiega Marini -. L’impegno che mi assumo è fortemente gravoso, sì. Ma impossibile è parola che non piace a nessuno, almeno non piace a me. È un sentiero stretto ma può darsi - rileva - che con la buona volontà e la chiarezza dei discorsi che farò si possa aprire qualche spiraglio nell’interesse del Paese". Il primo giro di consultazioni si chiude con un bilancio non proprio positivo per le sue aspirazioni.
Dini: "Votiamo no se la maggioranza è la stessa" "Se si torna ad una maggioranza uguale a quella che sosteneva il governo Prodi, noi voteremo contro. Quella maggioranza non c’è più; bisogna trovare altre formule con un’ampia base parlamentare": lo ha detto il leader dei Liberaldemocratici Lamberto Dini. "La situazione è tale che richiede ampie convergenze sia per la legge elettorale, che non può essere cambiata con maggioranza semplice, sia per il quadro politico". Secondo il leader dei Liberaldemocratici dalla crisi si esce con un "governo di unità nazionale per ridare fiducia e speranza, mettendo insieme le forze migliori del Paese".
Mussi e Salvi: "Si può votare a giugno" I rappresentanti si Sinistra democratica, Fabio Mussi e Cesare Salvi, si dicono disposti a sostenere un governo che, dopo aver modificato la legge elettorale, ci porti alle elezioni, da tenersi già nel mese di giugno.
Mastella: "Prima si vota meglio è" Il leader dell'Udeur Clemente Mastella dopo l'incontro con Marini fa sapere che "più lontano è il voto e più agguati e momenti torbidi possono avvenire, minacciando la vita democratica del nostro Paese. Perciò prima si vota e meglio è. E' giusto - ha aggiunto il leader dell'Udeur - che il Paese passi da quel bagno di purificazione rappresentato dalle elezioni". La nuova legge elettorale? "Potrà essere fatta dopo le elezioni. Il problema è che si vogliono soltanto leggi elettorali a misura di alcuni partiti. Pensare a se stessi è legittimo, ma non si può credere che questo coincida con l'interesse del Paese".
Bertinotti pessimista "Gli spazi che vedo per un’intesa sono assai ristretti, mi pare evidente leggendo le posizioni delle varie forze politiche, anche se in politica le imprese impossibili possono riuscire", ma non deve tradursi in un "escamotage, ma in una buona legge elettorale". Il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, chiede il voto immediato ("In termini politici, al massimo entro giugno"). "Politicamente - continua il leader del Prc - la legislatura è finita col voto in Senato. Il giudizio torna ormai agli elettori assunto il fatto che, ripeto, politicamente la legislatura è finita. Il problema è sapere se si va con una buona legge elettorale o se si va con quella attuale che tutti considerano cattiva". Sulla crisi Bertinotti è chiaro: "È evidente che il governo è caduto per iniziativa di una componente centrista. Faccio il presidente della Camera, ma non posso negare la realtà. In ogni caso l’alleanza che nacque con il programma con cui Prodi ha vinto le elezioni è naufragata. Si è rotta sul lato destro".
Casini: "Riforma? Solo alibi" La legge elettorale "non può diventare un alibi". Lo dice il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini. Per l’ex presidente della Camera "se si dice 'o si fa una legge elettorale alla tedesca o si fa il referendum', allora diventa come mettere insieme il diavolo e l’acqua santa. Sono due cose che non possono stare insieme. E se nel centrosinistra c’è una confusione tale, allora vuol dire che la riforma della legge elettorale è solo un alibi per tirare a campare. Non si può parlare di legge elettorale per un anno e mezzo mentre la gente ha altri problemi. Io capisco il desiderio del Pd di non andare al voto - ha aggiunto - e lo trovo anche un tentativo nobile, come anche invocare le elezioni non è entusiasmante perché la gente è disincantata. Un conto sono i tifosi e un altro conto sono gli elettori". Poi boccia la "scissione" di Baccini e Tabacci: "Irrilevante".
Tabacci: "Rosa bianca non è solito partitino" "La Rosa bianca non è l'ennesimo partitino ma il chiavistello, il cuneo, la vera novità capace di rompere questo bipolarismo decrepito che blocca il Paese
dal 1994 e che si ripresenta tale e quale''. Bruno Tabacci, spiega in questo modo la strategia che ispira la nuova formazione politica sua e di Baccini. 'Siamo già impegnati a organizzare la nostra forza sul territorio''.
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