Gianni Pennacchi
da Roma
Insegna la tradizione democristiana che quando ci si ritrova stretti allangolo, primum non agitarsi. A questa massima aurea, nonostante le pressioni e il gran movimento immediatamente dispiegato dai prodiani, sattengono sapientemente Francesco Rutelli e Franco Marini. Particolarmente questultimo, al quale è delegato il compito della trattativa, con la consegna di non frantumare la Margherita e contemporaneamente non piegarla ai piedi del vittorioso Romano Prodi.
Ardua la missione di Marini. Che però non dispera e confida nelle doti del sindacalista. Ad aprire la trattativa - che non riguarda solo Prodi ma anche Piero Fassino - è stato proprio lui, il lupo marsicano, lanciando la sua «offerta» già domenica sera: ma quale lista dellUlivo, sarebbe un «ripercorrere antichi sentieri», perché invece non candidare Prodi al Senato incoronandolo, ma soltanto lì, capolista di tutta lUnione? Sapeva che Prodi avrebbe risposto ancora una volta niet, e sapeva altrettanto bene che Fassino sta con Prodi, non cè sponda dalla Quercia. Ma nelle trattative si fa così, e lesperienza insegna che infine vince chi segue le regole, anche i riti volendo, e sa resistere un minuto più della controparte. Così, lanciata quellofferta virtuale, Marini ha scelto il silenzio, lascia ora che parli Rutelli. Di certo non lo ha sorpreso il rilancio di Prodi che esclude anche una sua lista - ma sai che male farebbe alla Margherita, una lista Prodi? - e vuole tutto, rivuole il triciclo anzi la bicicletta, perché Enrico Boselli stavolta deve restar fuori per intercettare Marco Pannella e Bobo Craxi. Però Marini ha già pronta la mossa numero due, che almeno in casa dovrebbe tacitare Arturo Parisi e gli altri prodiani: offrire a Prodi la Margherita intera, prospettargli il ruolo di leader del centro oltre che del centrosinistra, presentarsi alla Camera con la «Margherita per Prodi».
Non sarà semplice per Prodi, dir di no seccamente anche a questa. Ma il lupo è pronto al peggio, sa che infine il male minore è proprio quello di piegarsi e sacrificar Rutelli. Però non dispera. Anzi spera sul tempo, pur se domenica sera diceva che la questione «va chiusa in un giorno o due». Non si tratta solo di salvare lidentità, Marini è convinto che col proporzionale, specie alla Camera, si vince se ognuno va col suo simbolo. Dunque deve trascinare la trattativa, sperando che nel frattempo Prodi esageri o intervengano elementi di disturbo a gelar la rifioritura dellUlivo.
Questo per ora, è lo stato dellarte nella Margherita. Dove ognuno, in verità, pubblicamente recita la parte assegnata, senza sorprese. Così Rutelli sottolinea che «la vittoria è anche dei partiti» dunque occorrono «forme più intelligenti di unità», mentre Parisi tuona che «la soluzione è lUlivo sulla scheda elettorale e poi in Parlamento».
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