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Marion Jones non si era dopata Le contranalisi le danno ragione

La velocista è intenzionata a chiedere risarcimenti milionari, per la Iaaf può tornare in pista già domani a Stoccarda

L’avevamo lasciata a Zurigo, prima del meeting, in un’alba livida. Era il 18 agosto, era di colpo fuggita dal suo albergo. Motivi familiari, si disse subito. Doping, fu il verdetto di qualche ora dopo. Anche lei. Come gli ex mariti C.J. Hunter e Tim Montgomery, come Justin Gatlin, re della velocità che ne aveva ereditato il coach, Trevor Graham. L’avevano pizzicata a giugno a Indianapolis, ai campionati americani. Epo. Anche per Marion Jones, lei che era rimasta in piedi mentre al suo fianco allenatori, mariti e stregoni cadevano uno dopo l’altro travolti dagli scandali.
Sembrava l’epilogo dovuto di una storia vissuta troppo pericolosamente. Invece si è salvata ancora. La ritroviamo «pulita», almeno così dicono le controanalisi che hanno dato esito negativo. Dunque non si è dopata, Marion, e ora dice di voler tornare subito in pista. Via ogni sospensione, potrà già gareggiare nel fine settimana a Stoccarda. Lei, per ora, si gode la ritrovata verginità. «Sono al settimo cielo, ho sempre sostenuto di non aver assunto sostanze dopanti», ha detto attraverso il suo legale Rich Nichols. E adesso medita di vendicarsi, quanto meno di farla pagare a chi da anni cerca di incastrarla. Potrebbe chiedere un risarcimento milionario. Del resto non se la passa tanto bene: negli ultimi due anni palate di dollari sono andati in fumo in cause legali contro l’ex marito Hunter e Victor Conte, il guru della Balco.
Ancora una volta il destino le ha sorriso. Esiste una possibilità su cento che, nei casi di Epo, i risultati delle controanalisi stravolgano quelli del primo test.

Esce immacolata, o quasi, anche oggi, come le altre volte, quando intorno a lei affondavano tutti e Marion restava miracolosamente a galla.

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