Antonio Signorini
da Roma
Ministro Roberto Maroni, il rapporto dellOcse dice che nel 2005 la disoccupazione potrebbe tornare a salire e che una delle ragioni è che già dal 2004 non si sentono più gli effetti delle riforme del lavoro come la legge Biagi. Anche il ministero del Welfare ha avuto segnali in questo senso?
«Sono veramente sorpreso, anche perché in altre occasioni ho avuto modo di apprezzare le analisi dellOcse. Ma se il rapporto si riferisce veramente alla legge Biagi allora significa che cè stata una valutazione miope degli effetti della legge».
Pensa che gli economisti parigini non abbiano considerato che la riforma è entrata in vigore da poco tempo e che non è possibile che gli effetti si siano già affievoliti nel 2004?
«Forse hanno considerato le legge per quello che di solito le leggi sono e cioè dei provvedimenti che entrano in vigore immediatamente. In Italia però cè il sistema della legge delega che definisce i principi generali e rinvia la definizione dei dettagli ai provvedimenti di attuazione. La riforma Biagi è entrata in vigore nel febbraio del 2003 e nel settembre 2003 è stato approvato il decreto di attuazione. Un tempo record, non è stato facile. Poi il decreto, introducendo uninnovazione e seguendo proprio le indicazioni dellOcse, ha coinvolto le parti sociali nellattuazione della riforma».
Tra le parti che ancora non sono pienamente attuate quali sono quelle che potrebbero favorire una crescita delloccupazione?
«Il nuovo contratto di part time, destinato a dare un impulso straordinario alloccupazione femminile. La sua attuazione è stata rinviata agli accordi tra sindacati e datori, come è giusto che sia, anche perché ogni settore ha esigenze diverse. In Italia abbiamo un tasso di occupazione femminile troppo basso che corrisponde a uno scarso impiego del part time. Anche in zone sviluppate come il Nordest abbiamo un tasso di occupazione del 40 per cento contro la media del 70 per cento dellOlanda. Il part time da noi non supera il quattro per cento dei contratti, mentre in Olanda è maggiore del 30 per cento. Poi un altro strumento è la borsa del lavoro, un sistema per fare incontrare la domanda e lofferta che in Inghilterra è utilizzato da anni. Da noi non è ancora partito fatta eccezione per alcune regioni come la Lombardia, anche perché è difficile uniformare le banche dati. Noi contiamo di fare partire la borsa entro lestate, anche se non al cento per cento».
Queste parti non attuate della riforma sono sufficienti a ribaltare il giudizio dellOcse?
«Questi sono esempi che sono incompatibili con le valutazioni dellOcse sulla riforma. Poi potrà anche succedere che si registri una diminuzione del tasso di occupazione o una crescita molto modesta nel 2005».
Quindi è possibile che si arresti questa serie positiva di dati sulloccupazione?
«Io, visto che lOcse si è basata su unanalisi errata, mi auguro che anche le previsioni pessimistiche siano sbagliate. Loccupazione è stato uno dei dati positivi di questo governo. Ci teniamo a concludere la legislatura con il segno più. Comunque, visto che prevedono una crescita negativa del Pil, questo potrebbe fare diminuire loccupazione come è accaduto in Germania.
Quanto ci vorrà secondo lei per vedere attuate tutte le parti della legge Biagi?
«Gli effetti della riforma si sentiranno anche nel 2005. Ci vorranno altri dodici mesi per unattuazione completa».
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