Politica

Maroni anti-Ue: «Agisce poco e male»

MilanoÈ l’Italia che bacchetta l’Ue. Nessuna soggezione su immigrazione e respingimenti, il ministro dell’Interno Roberto Maroni lo dice chiaro è tondo: «La Commissione europea ha agito poco e male», «l’Unione europea ha sempre avuto una voce flebile e poco autorevole, lasciando ai singoli Paesi l’onere di gestire per conto loro la questione».
Contestazioni nette quelle pronunciate ieri alla seconda Conferenza nazionale sull’immigrazione a Milano. Critiche avanzate senza alcuna ambiguità diplomatica, eppure non isolate, se è vero che su alcuni punti il ministro si è ritrovato d’accordo con il suo predecessore Giuliano Amato, incassando anche il sostegno del governo spagnolo, in procinto di assumere la presidenza europea nel 2010.
Il governo italiano, comunque, sulla gestione dei flussi migratori non accetta lezioni. Non da istituzioni che hanno lasciato soli i singoli stati davanti a un fenomeno epocale e sovrannazionale, mentre invece «il problema è di tutta Europa». La Commissione - ha attaccato il ministro - non ha svolto un «ruolo proattivo» né nella lotta agli ingressi irregolari, né nella creazione di un progetto di modello sociale europeo, e neanche - infine - «sul fronte dei rifugiati, richiedenti asilo o chi chiede protezione internazionale».
«Bisogna trovare una soluzione globale a problemi locali - ha avvertito il titolare del Viminale - . L’Unione invece ha trovato soluzioni locali a problemi globali», così «i Paesi del sud del Mediterraneo hanno dovuto definire politiche nazionali inefficaci, sempre in ritardo, soprattutto in competizione tra loro». E «quel che è emerso dalle intercettazioni telefoniche sui trafficanti di esseri umani - ha aggiunto - è che il traffico, ormai, viene dirottato rotta per rotta in base agli ordinamenti giudiziari nei Paesi europei. Così la politica del contrasto all’immigrazione clandestina rischia di trasferire i flussi da un Paese all’altro in Europa. Per questo il ruolo della Commissione europea invece è fondamentale».
D’accordo con Maroni il sottosegretario all’Interno del governo spagnolo, Antonio Camacho Vizcaino, anch’esso ospite dall’Università Cattolica di Milano. Il problema dell’immigrazione non è dell’Italia o della Spagna ma di tutta l’Europa - ha detto - e quindi l’Ue «deve farsene carico». «Italia e Spagna - ha concluso - sono le frontiere meridionali di un’Europa che deve essere unita e non deve pensare che l’immigrazione sia solo un problema dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo». E «alleato» di Maroni è anche il suo predecessore Giuliano Amato, almeno sui rifugiati: non possono gravare solo sul Paese attraverso cui entrano in Europa, altrimenti - ha detto - «Grecia, Spagna e Italia avranno tutta la responsabilità degli asilanti».
E sintonia si è registrata anche con le regioni. Proprio mentre una manciata di persone (fra cui un’esponente locale di Rifondazione) metteva in scena una contestazione con urla e striscioni - d’altra parte il Pd anche ieri ha parlato di «politiche criminali» - Maroni si diceva favorevole alla richiesta dei governatori regionali (fra i quali l’emiliano del Pd Vasco Errani) di una «programmazione integrata sull’immigrazione»: più collaborazione insomma.

E nella sua sferzata ai magistrati che non applicano le nuove norme sul reato di clandestinità il ministro ha trovato al suo fianco i colleghi Mariastella Gelmini e Angelino Alfano: «Una cosa è l’ interpretazione delle leggi, altra l’elusione», ha detto il Guardasigilli.

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