Marotta e quel no alla Juve: non vuole sentirsi un estraneo

Sarebbe stato un corpo estraneo, inserito a forza da John Elkann nell'organigramma della Juventus per avere un uomo di calcio. «Quello che manca alla Signora», ha più volte detto Marco Tardelli. È uno dei due motivi per cui Beppe Marotta, considerato fra i più esperti dirigenti del calcio italiano, resterà alla Sampdoria di cui è amministratore delegato. L'altro è legato al contratto che lo lega alla società doriana fino al 2011: «Non potevo tradire la fiducia ricevuta dalla famiglia Garrone». A nulla sono serviti sia il colloquio con Carlo Sant'Albano, membro del cda bianconero, che l'incontro con Jean-Claude Blanc, ad e dg della società bianconera. Troppo nebuloso il ruolo, a metà strada fra i compiti di Blanc, che pure avrebbe compiuto un passo indietro per lasciare a Marotta la direzione generale della Juventus, e quelli di Secco, il direttore sportivo con delega sul mercato. Si sarebbero create inevitabilmente delle sovrapposizioni. E quel che conta, nel calcio come in qualsiasi azienda, è la sostanza, non la forma. Marotta gestisce in toto la Sampdoria nel rispetto del budget messogli a disposizione dal presidente Garrone, a Torino avrebbe avuto compiti più limitati.

Di qui i ringraziamenti per la proposta arrivata direttamente dagli azionisti della Juventus e la decisione di continuare a lavorare a Genova. Ma non si tratta di una trattativa chiusa definitivamente. Niente vieta che l'accordo prenda corpo nella prossima stagione. Su altre basi.

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