Erano buoni i rapporti tra il maresciallo Nicola Testini e Gianguerino Cafasso, il pusher dei trans coinvolto nel caso Marrazzo. «Più di quelli che ci sono tra un informatore e un carabiniere. La notte prima di morire, Testini e Cafasso si sono incontrati tra le 2,30 e le 3 in un parcheggio a Saxa Rubra, li ho visti e ho notato quando Nicola gli ha dato qualcosa». Lo ha dichiarato Adriano Da Motta, in arte Jennifer, il viado brasiliano sentimentalmente legato a Cafasso (deceduto il 12 settembre scorso in un hotel in via Salaria), che nel corso dellincidente probatorio davanti al gip Renato Laviola, ha ricostruito i passaggi di quella notte. Per la Procura Cafasso è morto per una dose letale di droga cedutagli da Testini. Dopo Jennifer, è toccato allungherese, Marianna Wechsler, per un periodo legata a Testini, deporre in aula. Anche lei ha spiegato che tra il carabiniere della compagnia Trionfale e Cafasso non cerano stati screzi o discussioni. Convinto dellestraneità del maresciallo è uno dei suoi difensori, lavvocato Valerio Spigarelli: «Laccusa di omicidio a suo carico per la morte di Cafasso è fondata sul niente, non ha movente». Secondo i magistrati Testini, in concorso con i colleghi Luciano Simeone e Carlo Tagliente (gli ultimi due autori del blitz in casa di Natalie dove fu sorpreso lallora governatore Piero Marrazzo), decise di far fuori Cafasso, in quanto testimone scomodo del fallito tentativo di commercializzare il video sulluomo politico.
Per Spigarelli la testimonianza di Jennifer «conferma quanto hanno sostenuto i nostri consulenti tecnici e cioè che Cafasso non è morto per overdose. Lui era un soggetto cardiopatico, poteva morire in qualsiasi momento».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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