Roma

Marrazzo spende e denuncia i tagli voluti dal governo

Antonella Aldrighetti

Il taglio delle risorse economiche agli enti locali, programmato dalla Finanziaria 2006, rimane un boccone amaro da digerire per la giunta regionale presieduta da Marrazzo. Aver mirato al cuore della spesa pubblica verrebbe inteso come una sorta di taglio ai servizi essenziali della cittadinanza quando invece, lo spirito del governo è proprio quello di limitare quelle discutibilissime spese ormai manifeste che la giunta dell’ex televolto di Raitre continua a decidere nonostante le battaglie condotte dal centrodestra in Consiglio. Che dire infatti se a due mesi scarsi dall’ultimazione del bilancio preventivo 2005 la sinistra ha disposto manovre e manovrine per spostare altri quattro milioni di euro di fondi aggiuntivi per soddisfare le necessità finanziarie di commissioni, comitati e organi consultivi? Ossia per mantenere in moto la macchina amministrativa.
Se il capofila dei diessini alla Pisana, Giuseppe Parroncini, definisce i limiti governativi «intollerabili» perché «si tagliano risorse alla cultura, all’università e alla sanità» mentre con una mozione approvata in consiglio regionale viene espresso forte il «no» al fine di «scongiurare una manovra economica devastante per la Capitale, come ha più volte illustrato il sindaco Veltroni, ma anche per i tanti piccoli Comuni che già oggi non sanno più a che santo votarsi», dalle file dell’opposizione si plaude ai decreti «tagliaspese» definendoli una panacea contro gli sperperi di fondi pubblici. Non a caso, a sentire il capogruppo Udc Luciano Ciocchetti, «questa finanziaria, pur se presenta questioni che ancora devono essere definite, prevede una serie di tagli su alcune questioni che non sono ordinarie ma che mirano a limitare gli sprechi per poter meglio riequilibrare le risorse. E credo che anche gli enti locali - precisa Ciocchetti - anziché minacciare come ha fatto Veltroni di spegnere ventimila lampioni a Roma, debbano adeguarsi a una politica di maggiore risparmio. La regione Lazio faccia una legge che impedisca o limiti le consulenze, così forse potrà recuperare soldi per i bisogni essenziali dei cittadini».
Ma c’è di più: oltre alla lista cospicua di ingaggi e consulenze licenziata dalla penna di Piero Marrazzo (già ampiamente raccontata dalle pagine del Giornale) compaiono, esaminando gli ultimi decreti presidenziali, voci di spesa che suscitano nuove perplessità.
Eccone alcune. Ad esempio i 300mila euro riconosciuti come compenso al garante servizio idrico integrato, i 17.500 per i componenti della segreteria tecnica della Commissione e controllo provvedimenti direttori generali Asl, altri 50.000 per gli organi consultivi della direzione trasporti, nonché i 28.000 per la commissione preposta all’aggiornamento del prontuario terapeutico regionale e pure 22.000 euro per la cosiddetta Cabina di regia per lo sviluppo del litorale laziale. Senza escludere dalla disamina che solamente 200mila euro sono andati a liquidare i gettoni di presenza delle commissioni consiliari.
Ma non è tutto. Perché tra i capitoli in uscita si scorgono pure «danni e beffe» dello spoil system: 300.000 euro impegnati per le liquidazioni di quei dirigenti «epurati» da Marrazzo. E altri tre milioni in indennità di carica e di missione per i consiglieri e assessori esterni (i non eletti per intenderci) oltre ai premi di assicurazione e alle indennità di fine mandato di quanti non sono stati rieletti nell’ultima tornata elettorale.


Voci di spesa che rimandano tutte a un’unica domanda: per quale motivo non sono state contemplate nel bilancio di previsione, varato ad agosto, ma vengono spalmate in corso d’opera? Risposta che, se mai arriverà, potrà essere d’aiuto nell’analisi di quello che sarà il Dpfr ossia il documento di programmazione economica che la giunta Marrazzo vorrebbe addirittura porre al vaglio della cittadinanza sul modello della «programmazione partecipata».

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