Ho criticato talmente tante volte e su talmente tanti temi Marta Vincenzi che, oggi, dopo il «processo» alla sua giunta in Consiglio comunale, posso permettermi di elogiarla su una questione: «via Enzo Tortora». Un anno fa, allindomani della sua elezione, sollecitai lintitolazione di una strada di Genova al presentatore vittima della giustizia, il sindaco mi chiamò e disse che sposava con entusiasmo lidea. Oggi, vedo che anche i radicali genovesi si sono accorti della vicenda. Benvenuti.
Quella promessa è realtà. Forse, è lunica mantenuta da Marta. E, per quel che ci riguarda, ringraziamo il sindaco a nome nostro, dei lettori, dei genovesi e di chi crede nella giustizia. Soprattutto perchè è unintitolazione che arriva dopo una storia infinita in cui non ci è stato risparmiato niente, nemmeno lopposizione dei diessini che sostenevano che «via Tortora» sarebbe stato un attacco alla magistratura. Certo, poi, non siamo ancora alla scelta giusta: ha perfettamente ragione Vittorio Pezzuto quando dice che sarebbe giusto intitolargli piazzale Marassi. Ma questa è unaltra storia.
Il ringraziamento a Marta si abbina a una sfida. E qui svelo un piccolo retroscena. Giovedì pomeriggio ero in aeroporto a Fiumicino e, mentre aspettavo di tornare a Genova, mi sono fermato a parlare con il sindaco. Complice lincredibile situazione per cui ormai ci si mette di meno a compiere il tragitto Roma-Genova in treno piuttosto che in aereo, abbiamo avuto un po di tempo per parlare con calma. E mi sono trovato davanti una Marta molto meno tesa, rigida e sul chi vive del solito. Una Marta più gradevole. Soprattutto, una Marta che ha ammesso con onestà intellettuale che, nonostante siamo stati i suoi critici più implacabili, labbiamo attaccata sulla politica e sullamministrazione e non sulla giustizia. Come si conviene a chi è davvero garantista. Con i suoi alleati e compagni di partito, evidentemente non è abituata.
Poi, è chiaro che Marta ed io eravamo e siamo in disaccordo su mille cose. A partire dal giudizio su quanto ha fatto lamministrazione Vincenzi in un anno di lavoro. Per me nulla, fatto salvo il settore degli spettacoli e degli eventi, dove il «mascalzone» Stefano Francesca (il copyright della simpatica definizione è del capogruppo del Pd in Comune Simone Farello, che recentemente pare aver scoperto il savonarolismo, dopo una fase in cui lo ricordavo più garantista per altre vicende, ma forse la mia memoria inizia a perdere colpi) aveva lavorato bene.
Abbiamo discusso un po di tutto, a partire dallo smaltimento dei rifiuti. Per me, siamo indietrissimo e si studiano tutte le soluzioni tranne quella che sarebbe più logica e salutare: (...)
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