Marta va a pescare gli assessori nelle altre città

Marta va a pescare gli assessori nelle altre città

Nello sport ci sono arrivati da anni a tesserare stranieri o, almeno, oriundi con ascendenti nostrani. Ma da un po’ di tempo, in questa ottica si è lanciato anche il Comune di Genova, intendendosi per stranieri, nel caso specifico, gli assessori «foresti», provenienti da altre città, o addirittura da fuori regione, senza poter vantare neanche trascorsi escursionistici, balneari o provvisoriamente elettorali a Genova. Lo dimostra l’esito della recente campagna acquisti condotta in prima persona dal del sindaco Marta Vincenzi (ma quale Marotta! È qui, a Tursi, il top del management della compravendita di talenti!): il rimpasto di giunta ha fatto entrare in squadra - anche se scenderanno in campo solo nel secondo tempo, alla ripresa politico-amministrativa di settembre - un’altra tranche di assessori non-genovesi. Che vanno ad aggiungersi all’ormai radicato Nando Dalla Chiesa, coordinatore alla Promozione della città, ai grandi eventi e ai progetti culturali, e al collega - meno radicato, quasi assente, ma si dice molto volenteroso - Andrea Ranieri, di Sarzana, che mantiene l’assessorato allo Sviluppo e all’Innovazione, oltre al coordinamento delle relazioni con l’Università e i centri di ricerca.
Per dovere di cronaca, parliamo dell’ultimo ingresso: Franco Miceli, 60 anni, pugliese, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate della Lombardia, nominato assessore comunale al Bilancio in pectore ,al posto dell’europarlamentare Francesca Balzani. «Miceli è un autorevole signore che ha voglia di mettersi in gioco in questa amministrazione - dichiara il sindaco -. Sarà un bravo assessore e un punto di riferimento in questa fase verso il federalismo per favorire anche una riflessione nazionale. Il fatto - conclude Marta - che non sia genovese ma voglia venire a Genova sembra un altro punto a favore». E a chi le chiede: «Possibile che non ci fosse qualcuno all’altezza anche da queste parti?», lei replica con dovizia di particolari: «Ci sarebbero, ho anche sondato diverse persone. Può anche darsi che, per certi professionisti locali, non sia allettante lo stipendio di assessore». Insomma: meglio pescare, a giudizio del sindaco, sul mercato «estero», con «ingaggi» più abbordabili dei fuoriclasse locali. Che poi, con questa politica, si vinca lo scudetto - ma i cittadini genovesi si accontenterebbero anche della Champions, o della Tim Cup... - è tutto un altro discorso.
La colonia di «foresti» si rimpingua, comunque, con la new entry Pinuccia Montanari, in rappresentanza dei Verdi, 53 anni, nata a Reggio Emilia, laureata in filosofia e giurisprudenza, giornalista, e valutatrice della Commissione Europea. Avrà la delega ai consumatori e alla decrescita dei consumi, ai forti e al verde pubblico (mentre, per quanto riguarda gli altri nuovi entrati, questi sì genovesi: Simone Farello, Pd, si occuperà di traffico,Giovanni Vassallo, anch’egli Pd, di commercio, artigianato, attività produttive e turismo, e Stefano Anzalone, Italia dei valori, di sport.
A proposito: «Avoco a me l’avvocatura - avverte Marta Vincenzi -. Invece, le aziende come Ami ed Amt resteranno agli stessi assessori cui erano state assegnate all’inizio del mandato». Ce n’è anche per Francesca Balzani. Il sindaco, tra il serio e il faceto, spiega: «Non deve illudersi di andar via prima del tempo. Il parlamento europeo può attendere, visto che fino all’autunno non ci sarà molto da fare a Bruxelles e Strasburgo». Poi Marta passa dal bastone alla carota: «Spero che Francesca serva di buon esempio. Lei è partita come tecnico e ha acquisito un ruolo politico importante.

Mi sembra - è il messaggio trasversale del sindaco ai famosi “professionisti del rifiuto“ - che possiamo dimostrare ai genovesi che non ci si brucia facendo politica e che si può tornare agli incarichi professionali precedenti». In ogni caso, conclude, «si è persa la fiducia nella politica. E io cerco i modi per ristabilirla». Sull’intenzione non è lecito dubitare; sul raggiungimento dell’obiettivo, invece, è assolutamente lecito gufare.

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