Martedì nero per la mobilità: mezza città nel caos

Marco Morello

Metro bloccata, ponti che rischiano di crollare, Roma-Pantano in tilt: martedì nero, ieri, per la mobilità capitolina. Dopo i guasti sulla linea ferrata durante la Notte Bianca, la «A» ha di nuovo lasciato «a piedi» migliaia di pendolari. Un black-out dalle 11.28 alle 11.45 che è bastato per gettare nel caos la circolazione.
Non solo. Sorpresa amara all’alba anche per i romani che dalla periferia Est si muovevano verso il centro o che, comunque, erano intenzionati a imboccare la Tangenziale: sbarrato il passaggio sul ponte di Portonaccio, il cavalcavia che attraversa i binari in costruzione sulla Roma-Guidonia.
Una crepa di 50 centimetri e lunga ben quattro metri si è aperta improvvisamente su una dorsale: dopo un sopralluogo i vigili del fuoco ne hanno dichiarato l’inagibilità. Tant’è bastato a creare il caos: traffico paralizzato, bus bloccati o deviati.
Le linee che dai capolinea passavano sulla via Tiburtina non hanno potuto raggiungere la stazione Tiburtina, e le vetture 111, 211, 163, 309 e 443, sono state costrette a passare per via di Portonaccio fino a largo Domenico De Dominicis, dov’è stato allestito un capolinea provvisorio. Qui, hanno fermato anche le vetture delle linee 409 e 545.
Uno scenario davvero non degno per la Città Eterna che Veltroni vorrebbe una moderna metropoli. Insomma, se le «cugine» europee hanno da tempo abbandonato la velocità pedonale per raggiungere l’efficienza nei servizi della mobilità, la Capitale arranca supinamente. E poco cambia se ci si muove su mezzi pubblici o privati. È certo quando si parte ma non quando si arriva. E in quell’intervallo «fatale» può succedere di tutto.
Prendiamo il caso della «tube» targata Spqr, che si blocca con una frequenza impressionante. Durante la Notte Bianca era stato un calo di tensione a lasciare in galleria migliaia di persone poco dopo le 2.30. Ieri, ancora un flop con conseguenti disagi. E non sono due episodi isolati. Basta dare un rapido sguardo a vecchie note diffuse dalla stessa società Met.ro. riguardo a stop improvvisi, per rendersi conto che i guai sulle due underground romane sono sempre gli stessi: sovraccarico delle linee, materiale rotabile vecchio, mezzi insufficienti e inadeguati, personale ridotto ai minimi termini. Come a dire: «Scusate, ma il servizio è cronicamente malato». Dall’inizio dell’anno guasti e deragliamenti non si contano più. E pensare che da un anno e mezzo la linea A viene chiusa tutte le sere alle 21 proprio per lavori di adeguamento. Un disservizio impensabile per qualunque città europea.
Purtroppo la «via crucis» dei trasporti pubblici non risparmia neppure le vecchie ferrovie in concessione. Una su tutte la Roma-Pantano. Tratta che dall’inizio dell’anno a oggi si è conquistata il titolo della linea più disastrata.
Ieri, l’ennesima interruzione senza preavviso. «Non ne possiamo più - raccontano alcuni passeggeri infuriati - è un’odissea. Sempre la stessa storia: non ci sono capistazione a sufficienza, mancano i macchinisti oppure c’è qualche guasto sull’alimentazione elettrica. Ma il risultato per noi che non abbiamo altra alternativa che prendere questo treno per andare al lavoro è puntualmente lo stesso: ritardi da dover giustificare, tempo perso e un’arrabbiatura dopo l’altra».
Difetti che preannunciano un inevitabile collasso. Si pensi a quest’estate, soprattutto al mese di luglio: nonostante buona parte dell’utenza fosse in vacanza, le avarie si sono ripetute. «Latitanti» come sempre invece le comunicazioni ai passeggeri e i mezzi sostitutivi.


Triste consuetudine sulla Roma-Pantano, dove i problemi tecnici fanno il coro con l’esasperazione del personale, costretto a lavorare in condizioni da miniera. Ad agosto ci sono stati dei lavori di adeguamento della linea. Ma, a quanto pare, ancora una volta inutili.

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