Martens: «An nel Ppe? Per adesso no»

Il progetto della sinistra, dalla Cgil ai Comunisti italiani, è quella di cancellare il lavoro atipico. Sgobio (Pdci): «Va eliminata e riscritta». Margherita e Ds però frenano

da Roma

Botto finale al congresso del Ppe, col rieletto presidente del partito, il belga Wilfred Martens, a tuonare contro «gli inaccettabili ricatti» messi in moto qualche tempo fa per cercare di non far svolgere il 30° congresso nella capitale italiana. «Questo congresso - ha tenuto a far sapere Martens - avrà avuto sicuramente una incidenza sulla vita politica italiana alla vigilia delle elezioni, ma non abbiamo potuto accettare il ricatto per il quale non avremmo dovuto riunirci qui!».
Il presidente del Partito popolare europeo non ha usato mezze misure, citando esplicitamente la lettera inviata a capi di Stato e di governo che fanno capo al Ppe da parte del presidente dei deputati eurosocialisti, il tedesco Schulz. «Abbiamo respinto con decisione - ha puntualizzato l’ex premier belga - le sue forme di ricatto: quando si vive in una grande famiglia politica vi sono elementi essenziali come la solidarietà e la fratellanza tra i partiti che ne fanno parte. E del resto - ha concluso - Roma è una città simbolo per l’Europa unita, mentre la nostra solidarietà coi nostri partners italiani si spiega con il fatto che gli eurodeputati di Forza Italia sono sempre stati leali e fedeli nell’applicare i principi del popolarismo europeo. Non vi era davvero motivo, per non riunirci a Roma!».
Che il congresso del Ppe ad una settimana dal voto non sia andato giù alla sinistra è un dato di fatto. Sulle tv di mezza Europa sono risuonati gli auguri di Martens, ma anche di Angela Merkel, del cancelliere austriaco Schuessel, del ministro degli Interni francese Sarkozy a Berlusconi ed ai suoi alleati. A testimoniare il feeling tra Forza Italia e il Ppe, anche la rielezione di Antonio Tajani alla vice-presidenza del partito, segnale inequivoco del buon rapporto costruito negli anni. Né è da escludere che a Forza Italia e all’Udc (Mastella non ha gradito l’accoglienza riservatagli l’altro giorno e qualcuno ipotizza possa lasciare il partito) si possano col tempo aggiungere altri esponenti del centrodestra italiano, a cominciare da An. Martens, interrogato sull’argomento, lo ha per ora escluso ma è sembrato lasciare aperta una porta: «Non credo credo di rivelare un segreto se dico che attualmente non c’è accordo nel Ppe per accettare il partito di Fini, presente su invito dell’Udc», ha detto.

Che la questione sia aperta l’ha mostrato comunque anche l’ex segretario dell’Udc Follini per il quale «va riconosciuto che Gianfranco Fini si è dimostrato in questi mesi uomo di governo e leader di partito che ha piena titolarità nel panorama politico dei moderati italiani». Come a dire che l’argomento andrà riproposto, eventualmente, quando dopo il voto si riaprirà la questione di un unica forza moderata in Italia.

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