Marzo ridà ossigeno ai fondi e la raccolta torna positiva

Il sistema dei fondi di investimento in Italia torna a vedere il segno più, archiviando il mese di marzo con una raccolta positiva per 1,861 miliardi di euro. A febbraio, ricorda una nota di Assogestioni, i deflussi erano stati pari a 567 milioni (dato rivisto sostanzialmente rispetto alla stima iniziale di -456 milioni). Da inizio anno, gli afflussi ammontano a 1,547 miliardi. Continua a salire il patrimonio, che si attesta a 444,428 miliardi da 433,867 miliardi di febbraio.
«Dopo tre mesi, si va assestando il trend di ripresa dell’industria dei fondi» commenta Leonardo Cervelli, direttore commerciale di Sella Gestioni. «Il settore beneficia di uno scenario di tassi vicini allo zero, dato che le strutture bancarie accompagnano il cliente verso la scelta di fondi comuni» in modo da assicurare al correntista rendimenti superiori ai depositi e alla banca commissioni più alte. Guardando alle categorie, gli azionari hanno registrato una raccolta negativa per 12 milioni (-233 milioni a febbraio), mentre gli obbligazionari proseguono il trend positivo, con afflussi pari a 3,119 miliardi (+1,148 miliardi il mese precedente). «Permane una cautela eccessiva nei confronti dell’azionario, si rischia sempre di essere pro-ciclici, cioè arrivare tardi - sottolinea Cervelli - mentre le reti distributive stanno guidando il cliente alla ricerca del valore sul mondo spread, ovvero corporate bond ed emergenti». Bene i flessibili, con una raccolta positiva per 852 milioni (+495 milioni a febbraio), mentre non si arresta l’emorragia dai fondi di liquidità (-2,955 miliardi, da -2,507 miliardi del mese precedente), effetto, dice Cervelli, «dei tassi vicini allo zero».
Segno più per i fondi bilanciati (+826 milioni da +531 milioni di febbraio), mentre cambiano direzione gli hedge (+31 milioni da -2 milioni del mese precedente).

«Siamo moderatamente positivi (sulle prospettive 2010) - aggiunge Cervelli - c’è uno stock di capitali rientrati con lo scudo fiscale, che ora va riallocato». A ciò si somma la liquidità che viene smobilitata perché, con i tassi vicini allo zero, non rende nulla.

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