Da Meroni a Cassano, passando per Chiorri, Mancini, Pato Aguilera, Ortega e Flachi. Nella storia più o meno recente del calcio genovese, le storie di grandi e meno grandi dai piedi magici e raffinati accompagnati da caratterini poco inclini al conformismo e scarsamente avvezzi ad abbassare occhi e orecchie abbondano a dismisura. Dalle aspre e sassose colline del Ragusano che circondano Comiso, partì quella di un «peperino» da cineteca, il centravanti-spettacolo delle ultime settimane, uno che proprio a Genova approdò sì ma al momento sbagliato. Stiamo parlando di Giuseppe Mascara, un giorno detto «Topolinik», oggi «Mascarinho». Prima la prodezza da metà-campo nello storico derby col Palermo, poi un'altra da 39 metri al «Friuli», domenica contro l'Udinese. Prima Amelia e poi Belardi letteralmente uccellati da due geniali capolavori di balistica che a questo folletto rossazzurro alle soglie dei 30 anni hanno impreziosito e - perché no? - cambiato la carriera.
Una carriera altalenante la sua, all'insegna dei colpi ad effetto e delle intemperanze caratteriali, spesa più che altro in serie minori e tutta sui bollenti campi di quella che un tempo era la Magna Grecia. Tutta tranne - appunto - una fulminea puntatina al Nord, in un Genoa dallacostiano, sgangherato e bisognoso di liquidi, presentatosi sul mercato del gennaio 2003 con l'incombenza di cedere. Successe che Marco Carparelli andò ad Empoli mentre Paul Codrea finì al Palermo. Dal capoluogo siciliano spedirono in cambio proprio Mascara, seconda punta tecnica, spettacolare e dalla giocata sempre in canna ma al tempo stesso suscettibile e impulsivo, reduce oltretutto da un grave infortunio e afflitta da numerose noie muscolari. Nel Grifone dell'accoppiata Torrente-Lavezzini, l'attaccante di Caltagirone riuscì a combinare ben poco: quasi sempre panchinaro, a fine stagione furono soltanto 13 le presenze racimolate e due, entrambi su rigore, i gol realizzati.
Due gol inutili, che a nulla valsero per evitare la seconda, mesta retrocessione in Serie C della storia del Grifone, passato nel frattempo nelle mani di Enrico Preziosi. Nella caldissima estate del 2003, il Genoa tornò però ad esultare: i rossoblù vennero infatti ripescati in seguito al caso-Catania e all'allargamento del campionato cadetto a 24 squadre.
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