Masi blindato da Palazzo Chigi

RomaTra soliti rumors e secche smentite (perentoria quella giunta da Palazzo Chigi), è di nuovo «toto-dg» a viale Mazzini. Dove la storia che si racconta, sottovoce, è la stessa di sempre: Mauro Masi sarebbe in procinto di lasciare la Rai. Un’ipotesi iniziata a lievitare alcune settimane fa, che sembra adesso circolare di nuovo tra i corridoi dell’azienda di Stato. Pettegolezzi, niente di più, che vengono rispediti subito al mittente da alcune fonti di governo. Le stesse che garantiscono invece la prosecuzione della «mission» di Masi. Ovvero, «dare un taglio al pollaio» via etere, tenendo dritte le antenne sull’umore dei telespettatori. Stufi - rimarcano - di sorbirsi l’indecente diatriba sugli stipendi di alcuni conduttori. Per capirci, Masi avanti tutta - si assicura nell’esecutivo - per evitare anche una potenziale rivolta del popolo del canone, indispettito, dinanzi ai sacrifici chiesti per via della crisi economica europea, dall’incontrollato travaso di denaro pubblico.
Una linea netta, dunque, quella tracciata da Palazzo Chigi dinanzi al rincorrersi di voci incontrollate, sposata in pieno da ambienti vicini al direttore generale. Dove si precisa che «non è vero nulla, non vi è nessun cambio in vista», tanto che il professor Masi «sarà regolarmente impegnato» nel completare in futuro il proprio mandato. Eppure, per il capannello dei maligni, due erano le opzioni in vista per l’uscita onorevole da garantire all’ex segretario generale di Palazzo Chigi. Nel primo caso, si parlava di un approdo alle Ferrovie dello Stato, al posto magari di Mauro Moretti, attuale amministratore delegato. Nel secondo, forse ancor meno plausibile, si vociferava che potesse planare verso la Corte dei conti. Ipotesi che non trovano quindi riscontri oggettivi, ma che si tramandano da una stanza all’altra.
Detto questo, in casa Rai c’è chi continua a profilare l’identikit del dopo Masi, da disegnare rigorosamente all’insegna della continuità aziendale, pescando quindi tra le risorse interne. In pole position rimarrebbe Lorenza Lei, uno dei quattro vicedirettori generali (insieme a Giancarlo Leone, Antonio Marano e Gianfranco Comanducci). Tra i nomi circolati, anche quello di Comanducci e Antonino Verro, attuale consigliere d’amministrazione.
Ma al di là dei boatos, smentiti pure da Palazzo Chigi, dura presa di posizione, da parte del direttore generale, sull’annuncio di Michele Santoro della ripresa a settembre di Annozero, a seguito dell’impegno a sostenere la messa in onda fornito dal presidente Rai, Paolo Garimberti. «Ricordo a tutti, per quanto dovrebbe essere superfluo, che i poteri di proposta al Consiglio di amministrazione, anche sui palinsesti e sulle singole trasmissioni - scrive Masi in una nota - spettano al direttore generale dell’azienda.

In quest’ottica ho proposto il 18 maggio scorso un accordo con Santoro ampiamente e autenticamente consensuale i cui termini sono stati approvati all’unanimità, salvo due astensioni, dal Cda». Pertanto, «continuo ad attenermi al mandato ricevuto e a implementare le delibere consiliari approvate».

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