«Masi non distingue un televisore da un aspirapolvere Ora voglio fare il dg»

RomaPer una scrivania dirigenziale, Michele Santoro è disposto persino a rinunciare al «suo microfono». A quel ferro del mestiere che cercò con tutte le forze di riconquistare quando decise che fare l’europarlamentare era di una noia bestiale. Per annunciare la candidatura a direttore generale della Rai, ha scelto una conferenza stampa con i vertici della Fiom. Era stata convocata per presentare la festa delle tute blu Cgil e relativo spettacolo in stile «Rai per una notte», ma si è prevedibilmente trasformata in uno show santoriano.
«Sto pensando che voglio candidarmi a fare il direttore generale. Una candidatura con tutti i crismi, col mio curriculum. Sento che Bersani e altri cominciano a pensare che vadano trovati amministratori competenti, quindi credo che troverò il modo di avanzare la mia candidatura». Guai però a considerare il suo come un pressing sul Pd e la sinistra i affinché mettano in agenda il suo caso: «Io con la sinistra non c’entro niente». Con il recente «vento» del cambiamento, invece, c’entra eccome. L’anchorman praticamente si prende il merito della vittoria dei «Sì» al referendum, spiega che gli otto milioni di ascolti delle due ultime puntate di AnnoZero, erano un assaggio.
Una medaglia che vorrebbe fare valere per la sua candidatura. Intanto, per preparare il terreno, attacca l’ex direttore generale Masi, «uno che non sapeva distinguere un televisore da un aspirapolvere». Spiega che la Rai deve essere pubblica, ma non di Stato e, di fatto, ribadisce il «fuori i partiti».
Anche se, quando si tratta di delineare la «sua» Rai, si capisce quale sarebbe l’andazzo. Programmi da definire sulla base degli ascolti? Anche, ma il servizio pubblico non deve rincorrerli. L’azionista-Stato che pesa? No. A decidere in Rai saranno solo «gli autori». Ma lui, si metterà da subito al telefono per reclutare Serena Dandini, Beppe Grillo (se la smette con il movimento), Adriano Celentano e Corrado Guzzanti.
Le domande dei giornalisti specializzati, si concentrano sulle prospettive di carriera e sull’addio alla televisione di Stato. Santoro spiega che con la Rai ha chiuso, che La7 è sì interessante, ma che lui non esclude progetti in proprio.
Ed effettivamente sembra che, al momento, più del microfono Rai, gli interessi un bagno di folla. Intanto sta preparando la festa per i 110 anni della Fiom. Una tre giorni a Bologna che inizierà con una serata evento venerdì. Ci sarà Travaglio (il Fatto collabora all’evento), Teresa de Sio, Crozza che imita Marchionne, nemico dei metalmeccanici Cgil.

Lui intervisterà il segretario Maurizio Landini, a patto - ha precisato suscitando non poche risatine tra i sindacalisti - «che gli faccia sentire l’odore della fabbrica». Non sono previste iniziative con gli altri sindacati. Il lavoro, nel mondo di Santoro, si ferma alla Cgil. Un assaggio della sua Rai.

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