Qualunque cosa si pensi della guerra di Israele, è unottima occasione per riflettere sui nostri problemi della sicurezza. Nelle prime ore del conflitto, un missile di Hezbollah colpì una nave militare israeliana, il Saar-5, mentre aveva inspiegabilmente le difese antimissile inattive.
In Israele stanno facendo le bucce e le responsabilità saranno rapidamente sanzionate. Dopo di che se ne parlerà solo nelle scuole militari per non ripetere i medesimi errori. Non lo si rivangherà più.
Se qualcosa, sia pure in sedicesimo, capitasse da noi, si aprirebbero tre inchieste. Quella di una commissione militare che si recherebbe sul posto e in pochissimo tempo arriverebbe alle conclusioni, ma inutilmente.
Contano un po le indagini della magistratura militare, ma soprattutto quelle della magistratura ordinaria, tutte interrogando le medesime persone «informate sui fatti».
Se, nel frattempo, la procura di Potenza o di Scurcola Marsicana volessero inserirsi, avremmo una quarta inchiesta sul medesimo fatto, senza che alcuno possa obiettare sulla quantità di denaro buttato via.
In quanto agli esiti, dipende. Sono possibili varie ipotesi.
Un povero cristo può fare da capro espiatorio, specie se le responsabilità politiche sono trasversali e difficilmente definibili? Lo si mette senzaltro sulla graticola, ma senza fretta per le conclusioni.
Dopo dieci e vent'anni vi saranno clamorose rivelazioni, inchieste e processi, trascinati da un tribunale all'altro, evocando servizi deviati e complotti internazionali, massoneria, P2, banda della Magliana e Uno bianca, senza naturalmente dimenticare la Cia e il Supersismi, ma ultimamente anche Opus Dei, Comunione e Liberazione e il Santo Uffizio stanno prendendo quota, mentre ai giornali più fortunati giungono casualmente le intercettazioni e le primizie delle eterne inchieste.
Così dopo venti e trentanni stiamo parlando del «caso Ustica», del «caso Moro» e dell'attentato al Papa, senza mai arrivare alla certezza.
E se un servizio di intelligence si avvicina a queste soluzioni o le propizia, allora la sua credibilità ed onorabilità soccombono di fronte a un tagliagole islamico del quale non si sa neppure se sia stato rapito o espatriato.
La sicurezza del Paese, le frontiere, l'invasione di clandestini, l'Italia ridotta come Beirut? Non importano a nessuno.
Evviva Israele, dopo tutto.
milignoti@yahoo.it
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