Nostro inviato a Montreal
Comunque vada la sfida-pole di oggi, comunque finisca questo gran premio quebecois, cè un ragazzo che il suo personalissimo mondiale lha già vinto. In attesa di lottare e litigare e soffrire fino allultimo per quello vero, per lalloro che potrebbe consacrarlo fra i grandi a trecento allora, Felipe Massa qualcosa ha già conquistato: lamore del popolo ferrarista e la stima dellestablishment della Rossa. Dal vertice montezemoliano allultimo dei meccanici.
Perché la sua è una storia contro: contro le troppe attese di una nazione, il Brasile, ancora in lutto per Senna, ancora pieno di sé per i successi di Ayrton e Piquet e Fittipaldi, una nazione ancora incacchiata per il tradimento di Barrichello che doveva sfasciare il mondo e ha sfasciato limmagine del pilota carioca. In Brasile ne siamo stati testimoni oggi i bambini si sfottono dandosi del Barrichello. Per cui Massa, tanto più succedendo a Rubens sulla Ferrari, ha ereditato tutto il peso dei precedenti errori. I brasiliani giunti qui a Montreal, giornalisti e addetti ai lavori, anche i semplici tifosi alle prese con la prima trasferta senza jet lag, ancora ieri dicevano: «Felipe si sta rivelando molto più forte del previsto, ma non possiamo ancora credergli completamente... deve dimostrarci qualcosa in più: che può lottare fino allultimo per il titolo. Però ci sta convincendo, perché non piange, non si lamenta come Barrichello, perché non dice spaccherò il mondo ma si rimbocca le maniche e lavora e cresce. E poi non si nasconde mai: se fa bene ne è fiero, se sbaglia lo dice, potrebbe essere un nuovo Senna...».
Daltra parte, nulla gli è stato regalato: perché Felipe è arrivato in F1 con la nomea di giovane veloce ma la Sauber lo licenziò bollandolo come sfasciacarrozze; perché la Ferrari - che già laveva sotto contratto - ne raccolse i cocci per farlo crescere a suon di collaudi e, se solo avesse sbagliato ancora, addio futuro in F1; perché il debutto in Ferrari fu con Schumi come compagno, per cui costantemente nellombra; perché lo scorso anno corse e vinse sapendo che se Michael non si fosse ritirato avrebbe detto addio alla Rossa. Come non bastasse, seguì un inverno allombra dellerede di Schumi, quel Kimi Raikkonen che avrebbe dovuto triturarlo e invece rincorre.
«Che fosse veloce, lo sapevamo... Lanno scorso abbiamo però scoperto che sapeva anche vincere; questanno abbiamo capito che è un potenziale campione del mondo». Parole firmate da Luca Colajanni, responsabile della comunicazione F1, parole che raccolgono il sentimento degli uomini rosso vestiti, parole che di fatto promuovono il giovane brasiliano. «Ormai ne è consapevole lui, ne siamo consci noi. Questo è merito del lavoro fatto assieme e soprattutto della sua capacità di crescere... Daltra parte, basta pensare a che grande gara è riuscito a fare a Montecarlo: arrivare a podio su un circuito che non ama, con una macchina, lì, più lenta della McLaren. E poi, a tutti noi ha fatto piacere il modo in cui ha saputo reagire al massacro mediatico subìto dopo la gara in Malesia».
«Il segreto è la sua forza interiore», spiega Eduardo Massa, fratello minore e clone di Felipe. «In famiglia sappiamo perfettamente che lui deve far fronte a una doppia e incredibile pressione: da una parte quella esercitata dallamore per la Ferrari in Italia, dallaltra quella del Brasile stregato dalla F1.
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