Massa-Schumi, ultima chiamata nel mondiale di Alonso e Vettel

C’è una Red Bull di nuovo figlia di papà Adrian Newey, il miglior progettista della effe uno che, test alla mano, non pare proprio avere punti deboli. Solo di forza. Quali? I soliti e tutti in rima: affidabilità, velocità, stabilità. Il che, ovviamente e sempre in rima, offre anche una discreta dose di serenità ai suoi due piloti. Infatti il campione del mondo in carica Seb Vettel è la quinta essenza della tranquillità. Nel verde di Albert Park, circuito cittadino in quel di Melbourne che si è ripresa il via iridato causa i problemi politici in Bahrein, domenica scatta il mondiale e con esso deve assolutamente scattare bene la Ferrari. Una Rossa che non si presenta in rime baciate come la Red Bull ma ci va parecchio vicina. In Australia è infatti arrivata con il record dell’affidabilità, visto che ha girato più di tutti senza mai inciampare in grossi problemi. Non solo. Con l’introduzione dell’ultimo pacchetto aerodinamico ha dimostrato di essere parecchio veloce. Unico neo, l’usura gomme. Le consumerebbe un filo più dei diretti rivali, Mercedes esclusa.
Già, lo squadrone über alles. I tedeschi hanno tirato fuori dal cilindro - in piena zona Cesarini - l’evoluzione aerodinamica che ne ha cambiato velocità e aspettative. Per la verità, ha cambiato anche colore all’espressione di kaiser Michael Schumacher parso fin lì pallido, stanco di sentirsi dare del vecchio, preoccupato all’idea di disputare un’altra stagione da bollito. Invece l’uomo, all’ultimo, si è illuminato. E con lui Nico Rosberg. Sarà duello in casa? C’è da giurarci.
Come c’è da giurarci su qualche sorpresa targata McLaren. Perché Hamilton ha fatto il diavolo a quattro minacciando persino di andarsene se quest’anno non sarà un buon anno e perché l’avveniristica monoposto di Woking sembra aver sistemato certi congeniti problemi di fragilità.
In attesa di vedere l’impatto in gara del fattore gomme Pirelli, così come le hanno chieste Ecclestone e federazione, meno incertezze ci sono sui due uomini che si giocheranno tutto. E non sono né Vettel, né Alonso, né Hamilton. I suddetti tre dovranno giocarsi il mondiale, punto. Quelli che invece o la va o la carriera si spaccherà, sono Michael Schumacher e Felipe Massa. Il tedesco sa che persino la Mercedes non ha la pazienza di attenderlo fino a scadenza di contratto, nel 2013. Se i risultati non arriveranno, sarà a tutti gli effetti un ex pilota. Per di più un filo sputtanato, dato che avrebbe potuto fare a meno di rientrare e dedicarsi invece a coltivare il proprio mito. Quanto a Massa, tutti i problemi incontrati nel 2010, quel suo non riuscire mai a portare in temperatura le gomme, quel suo ripetere non sono fatte per me, gli hanno rovinato la classifica e un po’ l’immagine. Alonso devastante accanto ha fatto il resto. Ma Felipe sa - e con lui lo sa la Ferrari - che proprio quando è a terra si trasforma in un Alonso, in uno Schumi vecchia maniera.

Sì, Schumi. Non è una coincidenza che il brasiliano, nello spiegare il 2010 fallimentare, abbia svelato che l’altro pilota che non si trovava con quelle gomme era proprio Schumi. È il loro anno. In un modo o nell’altro.

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