La tragica vicenda del popolo armeno, vittima sacrificale della crisi irreversibile di un Impero Ottomano multietnico e costretto sulla difensiva da un Impero Russo desideroso di affacciarsi sul Mediterraneo, è stata ben illustrata da Emanuele Aliprandi, responsabile della rivista «Akhtamar on line», dal portavoce della Comunità Armena di Roma Robert Attarian e dalla professoressa Astrid Zingirian in rappresentanza della comunità armena genovese, nella Sala Consiliare del Municipio VIII-Medio Levante.
Dinanzi a un folto pubblico, dopo i saluti del presidente del Municipio Pasquale Ottonello e del Coordinatore Metropolitano del PDL Gianfranco Gadolla, è stato presentato il volume di Emanuele Aliprandi 1915, Cronaca di un Genocidio, ed. &MyBook, che ha tracciato una cronaca interessante di come le notizie del genocidio giungessero in Europa e filtrassero dalle pagine dei maggiori quotidiani. Il massacro di questa antica popolazione indoeuropea, ben antecedente all'arrivo dei turchi, sono cominciati nel 1894, quando le sconfitte militari subite dal Sultano Abdul Hamid II, detto «il Sultano Rosso» (per il sangue versato!) indussero i turchi attuare dei veri e propri «pogrom» ( in cui perirono circa trecentomila armeni ed altrettanti furono costretti all'espatrio. Ma sarà solo nel 1915, allorquando l'Impero Ottomano parteciperà alla Prima Guerra Mondiale a fianco di Austria e Germania, che si consumerà il vero e proprio massacro «scientifico» di questa popolazione.
Sulla spinta di un nazionalismo laico e panturchista, poiché l'Impero Ottomano ha ormai perso i propri territori in Europa, ecco il tentativo di spingersi verso quelle popolazioni dell'Asia Centrale da cui, intorno all'Anno Mille, erano arrivati i primi turchi: gli Armeni, però, si trovavano nel mezzo, non erano assimilabili né per razza, né per lingua né per religione e questo sarà il motivo della persecuzione. La dittatura militare che, di fatto, controllava il Sultanato negli anni della guerra, decreterà così una pulizia etnica che porterà al quasi totale annientamento della popolazione armena. Questa, in sintesi, la tragedia armena, quel «Metz Yeghern» («Il Grande Male») come loro la chiamano: degli oltre due milioni di armeni che negli anni Venti abitavano la regione, ne rimarranno solo poche migliaia, per lo più concentrati a Costantinopoli.
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