Massenzio: Saviano ci riporta sulla Terra

TEMA L’autore di «Gomorra» propone un saggio della sua letteratura civile

Massenzio: Saviano ci riporta sulla Terra

Chiusura in grande per il festival «Letterature» che questa sera abbassa il sipario con una serata «speciale». Almeno quanto il suo protagonista. Stiamo parlando di Roberto Saviano, autore del popolarissimo Gomorra e del recente La bellezza e l’inferno (entrambi editi da Mondadori). Lo scrittore napoletano partecipa alla rassegna curata da Maria Ida Gaeta con uno scritto intitolato «L’Italia che ci riguarda». E così il nostro sguardo si abbassa dalla Luna alla Terra (parafrasando il titolo della manifestazione). Per un saggio di quella letteratura civile che proprio Saviano ha saputo riportare in auge con il suo racconto (parliamo di Gomorra) che mette a nudo il reale potere della camorra di questi anni.
Sul palco anche l’attrice napoletana Anna Bonaiuto che leggerà alcune pagine tratte da La bellezza e l’inferno mentre sullo schermo alle spalle dei protagonisti scorreranno le immagini «Sposati alle mafie» di Alberto Giuliani. Immagini dal forte impatto emotivo e dalla lucida analisi sociologica: segnali stradali crivellati di colpi di kalashnikov, alleanze internazionali tra narcotrafficanti, stragi di africani, imperi di cemento, politica marcia, sparatorie per le strade. In buona sostanza gli stessi temi «forti» che Roberto Saviano ha saputo brillantemente offrire al vasto pubblico dei bestseller. Ciò che le immagini di Giuliani ci raccontano, e che le parole di Saviano confermano, è la quotidianità di un’Italia rimossa, tralasciata. Considerata un’Italia minore, perduta, arresa. Un buco nero, insomma. Una spina nel fianco. Un territorio da contenere anche e soprattutto a livello mediatico. La trasformazione del Sud, sembrano dirci Saviano e il fotografo Giuliani, è fondamentale per l’intero Paese. Bisogna parlarne, mostrare la ferita. Abitare questa ferita. «L’Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà», diceva Mazzini all’indomani dell’unità d’Italia. Una frase scomoda, spesso censurata. Un frase profetica. Che Saviano continua a urlare con rigorosa coerenza attraverso il suo lavoro di scrittore.
Gomorra (tradotto sul grande schermo dal bravo Matteo Garrone) ha venduto solo in Italia oltre un milione e 200mila copie. Un successo che non ha pari negli ultimi lustri della nostra storia editoriale. Eppure l’invidiatissimo Saviano ha confessato sabato scorso a Capri, nel corso di un «colloquio pubblico» con lo scrittore americano Nathan Englander, di nutrire lo stesso sentimento di invidia nei confronti dei suoi meno popolari colleghi. «La mia è una vita di merda fatta di apparizioni pubbliche come sola alternativa delle quattro mura». Recita così un brandello del racconto inedito sull’invidia che Saviano, che da anni vive sotto scorta per le minacce ricevute da alcuni membri del clan dei Casalesi, ha scritto e letto all’incontro letterario, quest’anno dedicato ai sette vizi capitali.

Un vizio, l’invidia, di cui lo scrittore è vittima anche se, scrive nel suo racconto, «sembrerà ingenuo, ma non ci avevo mai pensato».
Appuntamento alle 21 alla Basilica di Massenzio. Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.

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