UnAuthority «ad hoc» che impedisca ai videogiochi violenti di arrivare nei negozi e un «indispensabile intervento» penale per vietare quelli già commercializzati. Il governo si muoverà su questo doppio binario per contrastare un «orrore intollerabile», come ha detto il ministro della Giustizia Clemente Mastella. Del Guardasigilli è stata la prima informativa urgente alla Camera dopo le polemiche su «Rule of Rose», il videogioco giapponese in cui una bimba viene sepolta viva.
«Occorre agire, e presto, prima che i danni si aggravino», esordisce Mastella che sottolinea innanzitutto come il nostro sistema giuridico consente al magistrato di sequestrare i videogiochi solo in caso di ipotesi di reato, come listigazione a delinquere. Tuttavia, «fino a oggi il legislatore non ha mai inteso sanzionare la specifica condotta di chi produce, detiene, divulga materiali in cui i minori sono oggetto di violenza da parte di soggetti adulti o minori». Un primo intervento - propone Mastella - potrebbe essere quello di vietare i videogiochi «almeno nei casi in cui la violenza sfoci in sevizie e in crudeltà efferate, non soltanto fisiche ma anche psicologiche». Ma il ministro punta soprattutto sulla prevenzione: «UnAuthority che stabilisca gli standard accettabili sia sotto il profilo dei contenuti sia sotto quello della disciplina delle modalità di vendita ai minori». Non tutti ritengono risolutiva lidea dellAuthority, ma nel mondo politico è diffusa la convinzione che un intervento regolatorio contro i videogame troppo violenti sia necessario. An annuncia battaglia «contro questo degrado morale che genera violenza e criminalità». Per il dipartimento Junior del Movimento Difesa del Cittadino cè però il rischio di ottenere leffetto opposto: stimolare ancora di più la curiosità dei ragazzi.
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