Roma - Rabbia e commozione. Clemente Mastella parla in aula alla Camera. Affidato ai segretari il suo discorso di routine sullo stato della giustizia in Italia, il Guardasigilli parla della vicenda giudiziaria che sta colpendo la moglie e delle vicissitudini che l'hanno segnato in prima persona negli ultimi mesi. "Mi dimetto perché tra l’amore per la mia famiglia e il potere scelgo il primo". Il discorso, probabilmente il più difficile della sua vita, è un duro atto di accusa contro le "frange estremiste" della magistratura che hanno ordito una "trappola scientifica, tesa in modo vile e ignobile" contro la sua famiglia. "Oggi mi dimetto per essere più libero politicamente e umanamente. Mi dimetto per senso dello Stato: avrei potuto restare al mio posto, ma non è possibile che in queste circostanze un ministro resti al suo posto" ha detto Mastella.
Dolore "Parlo con il dolore - ha esordito il ministro davanti all’aula - di chi sa che, a causa del suo impegno pubblico si trova colpito negli affetti più cari, incredulo e impotente". Mastella ha parlato di sua moglie come di un "ostaggio" preso dai suoi nemici. "Mia moglie - ha aggiunto fermandosi un momento per la commozione - alla quale voglio un mondo di bene e alla quale rinnovo il mio affetto". Il ministro ha raccontato all’assemblea di Montecitorio, che lo ha spesso interrotto con applausi (più numerosi quelli del centrodestra, con qualche esitazione invece sui banchi dell’Italia dei Valori e di settori della sinistra) del suo tentativo di riformare la giustizia italiana che si è scontrato contro l’aperta "ostilità" dei settori più agguerriti della magistratura.
Frattura "Ho sperato che la frattura tra politica e giustizia potesse essere ricomposta - ha detto Mastella - e per questo ho lavorato giorno e notte; ma sono stato percepito da frange estremiste come un avversario da contrastare o un nemico da abbattere. Ho avuto l’illusione di poter riuscire di riformare l’ordinamento giudiziario, ma questa mia illusione si è frantumata contro un muro di ostilità". Mastella ha detto di essere stato oggetto di "un tiro al bersaglio mirato" anche attraverso le intercettazioni. E, proprio parlando di intercettazioni, il ministro ha trovato lo spazio per una battuta: "A Potenza, come partito, siamo stati intercettati talmente tante volte che, con quelle cifre potremmo superare qualsiasi sbarramento elettorale".
Attacco "Per delegittimare la mia opera - ha detto ancora - è bastato che un piccolo nucleo di magistrati mettesse in moto un congegno violento per interrompere il mio lavoro. Ho sempre resistito a queste scorribande; ma di fronte a un ordine che ha il vantaggio di decidere sui tuoi destini senza rischiare niente, getto la spugna". Quasi un’ovazione, soprattutto dal centrodestra, quando Mastella ha detto: "È fuori da ogni logica il fatto che quello che fanno i politici è sempre illecito e quello che fanno i magistrati sempre lecito. Non è possibile - ha aggiunto - che la vita del governo possa appartenere a un pacchetto di mischia giudiziario, senza nemmeno attendere giudizi finali che non si nemmeno come e quando arriveranno".
Citazione E qui il ministro ha chiesto che cosa succederà se si scoprirà che dietro il "pacchetto di mischia" di cui sopra si scoprirà "un’operazione eterodiretta". "Nessuno si illuda - ha detto ancora - continueremo a combattere la nostra battaglia con in più l’esperienza di quanto è accaduto". Per la conclusione del suo discorso, una citazione di Fedro: "Gli umili soffrono quando i potenti si combattono".
Riunione Udeur "Il parlamento gli ha chiesto di restare, spero che questo convinca il ministro. Questo lo ha chiesto il parlamento ed è anche il pensiero di Prodi". Così il ministro per i Rapporti con il parlamento Vannino Chiti al termine della riunione a Montecitorio con il ministro della Giustizia Clemente Mastella e il gruppo parlamentare dell’Udeur. Il capogruppo al Senato dell’Udeur, Tommaso Barbato, ha riferito al termine della riunione dei vertici del partito che Mastella conferma le dimissioni da ministro: "Nonostante l’invito di Prodi Clemente Mastella ha confermato la volontà di dimettersi. È un uomo responsabile, un uomo di Stato e non intende cambiare idea". Ma l’Udeur non ha intenzione di uscire dalla maggioranza: "No, assolutamente no. Non ho detto questo". Alla riunione sono arrivati anche Cesa e Casini.
A Palazzo Chigi Finita la riunione il Guardasigilli si è diretto a Palazzo Chigi. Poi, fa sapere Fabris (capogruppo Udeur alla Camera), "andrà a Ceppaloni dalla moglie, come è giusto che sia". Prodi, dopo il colloquio, fa sapere di avere respinto le dimissioni del Guardasigilli. Mastella però non torna indietro, almeno per ora. "Ringrazio il presidente Prodi per la fiducia confermatami, ma in questo momento è più importante stare accanto a mia moglie". In serata Mastella è arrivato nella sua villa di Ceppaloni, dove dalle 14 è agli arresti domiciliari la moglie Sandra. Il Guardasigilli, nel pomeriggio ha avuto anche un lungo colloquio con i suoi legali.
Camera: lavori sospesi Tutto fermo fino a domattina, quando il presidente della Camera vicario, Pierluigi Castagnetti, riferirà dopo aver sentito il premier sulla situazione politica, dopo le dimissioni del Guardasigilli,
respinte da Prodi. È quanto è stato stabilito dalla conferenza dei capigruppo, in conseguenza alla richiesta dell’opposizione di fermare tutti i lavori e avere un chiarimento in aula dallo stesso presidente del consiglio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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