Mastella si difende: "Non ce l'ho con i magistrati"

Il ministro interviene ancora sulla vicenda Why Not: "No a frizioni, non ho scheletri nell'armadio, altrimenti non avrei fatto il Guardasigilli". Forleo, il Csm apre un'inchiesta sulle sue rivelazioni

Mastella si difende: "Non 
ce l'ho con i magistrati"

Roma - "Io non ce l’ho con i magistrati: se avessi avuto un minimo di incazzatura nei loro confronti, non avrei fatto in modo di far riavere loro, con un emendamento alla Finanziaria, il 30% delle indennità che era stato tolto". A dirlo è il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, intervistato dai corrispondenti dei giornali stranieri. «Finché sarò ministro della Giustizia - ha proseguito Mastella - mi adopererò per fare in modo che non ci siano antagonismi tra politica e magistratura".

"Why Not? Non entro nel merito..." A provocare la reazione del Guardasigilli, la domanda di un giornalista olandese sull’inchiesta Why Not e su che cosa il ministro abbia fatto per far cessare le indagini. «Io - ha detto Mastella - ho stabilito di non entrare nel merito per non avere complicità con un atteggiamento che non condivido (quello del rivelare alla stampa elementi d’indagine, ndr), faccio solo notare - ha aggiunto il ministro - che il mio quotidiano ha avuto anche un’ispezione della polizia, segno che l’attività investigativa va avanti. Io non uso arti magiche per far sparire chissà che cosa: in data 20 giugno - ha ribadito Mastella - la Procura di Catanzaro stabiliva che io non c’entravo nulla con questa vicenda"». "L'inchiesta vada avanti, mi difendo da solo" "È giusto - ha proseguito Mastella in un crescendo - che l’inchiesta vada avanti. Io voglio che vada avanti. Io mi difendo da me: se avessi avuto scheletri nell’armadio non sarei andato a fare il ministro della Giustizia e a fare battaglie: sarei stato defilato".

"Non sono l'ad della giustizia" Archiviata la parentesi Why Not, Mastella ha cercato di spiegare ai giornalisti stranieri che cosa fa veramente il ministro della Giustizia in Italia: "Io non sono l’amministratore delegato della giustizia, non prendo decisioni come in un’azienda, perché, se fosse così, non lo farei, sarebbe una responsabilità troppo grande, rimetterei subito il mandato".

Chi decide, alla fine, è il Parlamento e, per Clemente, "il Parlamento è un fatto importante anche quando ti dice no". "Io - ha infine scherzato il ministro - ho studiato filosofia e mi trovo per caso a fare il ministro della Giustizia...".

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