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Mastrogiacomo: sgozzato un ostaggio, prorogato l'ultimatum

Sangue sul sequestro: orrenda fine dell'autista del giornalista. Uno dei rapitori ha riconosciuto nel connazionale prigioniero il parente di un collaboratore del deposto regime filosovietico e lo ha trucidato. Oggi o lunedì si deciderà la sorte dell'inviato di "Repubblica".

Mastrogiacomo: sgozzato un ostaggio, prorogato l'ultimatum

Kabul - «È stato sgozzato questa mattina dopo la sentenza della corte talebana», ha dichiarato ieri al Giornale il mullah Mohammed Ibrahim Hanifi, uno dei comandanti dei tagliagole islamici nella provincia di Helmand, riferendosi all’orrenda fine di Said Agha, l’autista di Daniele Mastrogiacomo, l’inviato di Repubblica. All’undicesimo giorno di sequestro del giornalista italiano, la notizia della brutale esecuzione dell’autista ha choccato tutti.

Durante la giornata si sono inseguite voci e dichiarazioni contraddittorie, ma alla fine i talebani hanno esteso l’ultimatum per gli altri due ostaggi e in serata parlavano di «alcuni progressi e segnali positivi» nei contatti con gli italiani ed il governo afghano. L’agenzia di stampa afghana Pajhwok è stata la prima a lanciare la notizia dell’esecuzione, dopo che la sera precedente aveva reso noto il drammatico audio in cui Mastrogiacomo chiedeva al governo italiano di esaudire le richieste dei talebani, altrimenti sarebbe stato ucciso assieme ai due ostaggi afghani, l’interprete Ajmal Nashkbandi e Said Agha. I fondamentalisti sotto certi aspetti sono stati di parola e hanno assassinato lo sfortunato autista alle sette del mattino. In realtà il suo destino era già segnato per un intreccio di motivi che risalgono al periodo comunista dell’Afghanistan.

«È stato riconosciuto colpevole di spionaggio per il governo afghano. Inoltre – ha spiegato Hanifi al Giornale – era accusato delle torture inflitte ai prigionieri durante il regime comunista». Fra i 25 ed i 30 anni, il poveretto difficilmente avrà partecipato alle torture, ma probabilmente qualcuno della sua famiglia deve essere stato coinvolto con il Khad, la polizia segreta ai tempi dell’invasione sovietica. La sfortuna ha voluto che una delle vittime di allora, ora nei ranghi dei talebani, abbia riconosciuto Said Agha, secondo la spiegazione del comandante Hanifi. Il capoccia talebano era il vice comandante della polizia a Kabul durante il regime dei fondamentalisti, poi scappò in Pakistan per riorganizzare i resti degli studenti guerrieri.

Accusato di avere messo in piedi cellule di terroristi suicidi, nel sud dell’Afghanistan, risponde al feroce mullah Dadullah, che ha preso in mano con forza la vicenda degli ostaggi, Hanifi ha combattuto duramente negli ultimi mesi contro le truppe britanniche a Garmser, un passaggio strategico per armi e miliziani dal Pakistan. «Siamo in diretto contatto con il governo e gli stranieri (gli italiani, ndr). Vogliamo la liberazione di quattordici fratelli nelle carceri afghane. Il negoziato continua e penso che si arriverà a una soluzione». ha spiegato Hanifi nel tentativo di smorzare la tensione. Dopo l’esecuzione avallata da Dadullah, che non era soddisfatto della linea morbida adottata fino ad ora e della lentezza nelle trattative, Hanifi si dice certo che «l’ambasciata italiana eserciterà maggiore pressione sul governo afghano per soddisfare le nostre domande».

Il giorno prima il portavoce dei talebani, Qari Youssef Ahmadi, aveva parlato di una lista di 15 persone in cambio di Mastrogiacomo. I nomi confermati da Hanifi sono quello del portavoce dei talebani, Abdul Latif Hakimi, arrestato in Pakistan nel 2005 ed estradato a Kabul, oltre a Ustad Yasar, ex braccio destro di Abdulrab Rasoul Sayaf, un signore della guerra che oggi guida la fazione jihadista del parlamento afghano. Il corpo di Said Agha doveva essere consegnato ieri sera o questa mattina alla famiglia, che vive a Nada Alì, dove è stato rapito Mastrogiacomo. L’autista lascia la moglie - che ha appena perso un bambino che portava in grembo a causa della tensione - e quattro figli, tre femmine ed un maschio. Il fratello, Mohammed Dawood, ha il dente avvelenato con gli italiani, perché crede che abbiano abbandonato Said Agha al suo destino. Dopo la brutale esecuzione, la Farnesina ha chiesto, attraverso la stessa agenzia Pajhwok e altri canali, più tempo per sbrogliare la matassa della trattativa.

Il megafono ufficiale dei talebani, Ahmadi, ha smorzato la tensione dichiarando: «L'ultimatum di oggi è stato esteso di altri tre giorni». Non si capisce se scadrà domani o lunedì, ma i talebani più vicini a Dadullah, che controllano gli ostaggi, hanno dichiarato che «tutto verrà chiarito entro le 15 (ora afghana) di sabato». Secondo fonti del Giornale, i fondamentalisti vogliono stringere, perché temono di non poter continuare a nascondere a lungo Mastrogiacomo ed il suo interprete, dato che la Nato ha scatenato una pesante offensiva nella provincia di Helmand.

Nella serata di ieri l’agenzia Pajwok ha reso noto che i talebani intravedono, nel braccio di ferro per liberare Mastrogiacomo, «dei progressi e alcuni segnali positivi».

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