La matematica fa male e lo scienziato dà i numeri

Lo scienziato pazzo è un topos da letteratura di fantascienza. Ma, come si sa, la letteratura pesca dalla realtà. E se molti geni depressi, come abbiamo visto da questa pagina, hanno finito per farsi del male da soli, i cervelloni svalvolati, e sovreccitati, sono capacissimi di far danno anche al prossimo. Anzi, la storia è piena di geniacci «pericolosi», con dolo o meno. Qualche esempio, trovato aiutandosi con Stecchiti e censiti (A.Vallardi), vera e propria enciclopedia dei modi di morire scritta da Michael Largo.
Quando la tecnologia dei raggi X era ai primordi se ne innamorarono sia Thomas Edison sia Clarence Daly. Radiografavano tutto e tutti. Finirono per procurarsi entrambi un bel tumore. E la maggior parte dei tecnici che lavorarono alle loro macchine non finirono molto bene. Certo, da allora le radiografie hanno salvato milioni di persone, ma non c’è dubbio che sia Edison sia Daly tirarono dritto senza pensare alla pericolosità di quel ritrovato (Edison, una volta ammalatosi, si pentì tardivamente e da allora, esagerando, rifiutò sempre di farsi radiografare). Non è uno dei casi più folli: per motivi inspiegabili Henry Cotton, uno degli psichiatri più stimati degli Stati uniti, teorizzò che le malattie mentali erano prodotte da infezioni del corpo. Tra il 1919 e il 1921, nell’ospedale di Trenton, fece asportare parti del corpo a decine e decine di pazienti. Ovviamente aveva torto.
E tra gli inventori incapaci di calcolare gli effetti negativi delle loro scoperte è impossibile non citare Alfred Nobel. Dopo aver confezionato la dinamite, teorizzò la fine della guerra: «Nessuno sarebbe così pazzo da usare un esplosivo così potente per fini bellici». E qui si potrebbe obiettare che, infondo, Nobel era talmente utopista da non vedere la pazzia altrui, però...
Però è più facile pensare che la «cecità» di Edison o di Nobel sia connaturata alla mente scientifica che spesso insegue con maniacalità un risultato senza vederne le conseguenze ad ampio spettro. E un bel po’ di altri casi di degenerazione maniacale del perfezionismo razionalista si possono vedere nel campo dell’aviazione. Uno per tutti. I progettisti di dirigibili della Zeppelin erano abituati a pensare sempre in chiave di leggerezza, erano «matti» per la leggerezza. Ricoprirono l’Hindenburg (il più grande dirigibile passeggeri della storia) di ossido di ferro e alluminio (materiali leggerissimi). Non fecero molto caso al fatto che assieme sono così infiammabili da essere usati come propellente per i razzi. Il risultato fu un gigantesco «barbecue» aeroportuale. Ma sarebbe troppo facile mettere la croce addosso a scienziati e inventori che, in fondo, ci hanno reso la vita molto comoda: sono più quelle che azzeccano.

Il rimedio alla maniacalità è tutto in una battuta che gira nelle università anglosassoni: «Scienziato: qualcuno che sa sempre di più rispetto a cose sempre più insignificanti sino al momento in cui sa tutto a proposito del niente». Quelli che sentendola sorridono sono ricercatori sani, gli altri scienziati pazzi.

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