Il mattarellum ha fallito la sua missione

Gianni Baget Bozzo

La ragione che ha spinto la Casa delle libertà all'iniziativa di cambiare il mattarellum, la legge elettorale varata nel '93, è che essa ha fallito il suo scopo: quello di produrre una coalizione di centrodestra e una coalizione di centrosinistra. Il mattarellum ha indotto la sinistra a produrre una alleanza elettorale che comprende tutte le tradizioni politiche del Novecento italiano: dai trotzkisti presenti in Rifondazione comunista sino a Mastella, a Di Pietro e ai radicali. Questa non è più una coalizione politica ma una sorta di fronte nazionale che comprende in sé destra, centro e sinistra. L'unico contenuto consiste nel trattare Berlusconi come un fenomeno anomalo, una sorta di negazione della democrazia e della politica, quindi qualcosa a cui ci si oppone oltre ogni differenza di storia e di cultura. Il solo precedente di un simile atteggiamento è l'unità antifascista, che è alle origini della Repubblica. Quello che l'opposizione propone non sembra un cambio di governo ma un cambio di regime. E questo è un perverso effetto del maggioritario che in Italia, lungi dal riprodurre la differenza europea tra destra e sinistra, ha creato una lotta totale. Si poteva vincere Berlusconi solo associando tutte le storie del Novecento italiano, tutti i partiti storici, senza altra congiunzione ideale e programmatica della semplice cacciata dell'usurpatore. Occorreva ripristinare la differenza politica tra partito e partito e consentire all'elettore di votare tra scelte politiche e non di fronte all'offerta di una alternativa totale, che conduceva la politica italiana alla negazione del bipolarismo. Il bipolarismo poteva essere ristabilito solo dando spazio alla laicità della politica, cioè alle differenze tra partito e partito e consentire all'elettore, pur mantenendo lo schema bipolare, di marcare le differenze politiche interne alla coalizione, dando alle scelte un carattere preciso e determinato. Il maggioritario, in un Paese in cui la sinistra non è maggioranza, conduceva alla vittoria della sinistra solo per il fatto che essa era l'unica forza aggregante di tutta la politica italiana del Novecento.
La Casa delle libertà era il tentativo di esprimere il movimento popolare nato dal referendum Segni, cioè la volontà di un rapporto diretto tra governo ed elettori, indebolendo la mediazione dei partiti. Questo è sembrato ai partiti storici come una delegittimazione della democrazia e della politica, senza che mai si potesse imputare al governo Berlusconi qualunque atto contrario alle istituzioni e alla libertà di tutti. Con il maggioritario, paradossalmente, poteva avvenire, grazie all'Unione, la cancellazione da quella che si era chiamata seconda Repubblica.
L'Unione è il tentativo di restaurare la prima Repubblica nel suo personale politico e nei suoi partiti, senza però che essi siano stati costituiti nei loro fondamenti storici. Solo la sinistra infatti è uscita indenne dalla grande crisi del '92, in cui erano periti tutti i partiti che avevano governato l'Italia repubblicana. Di quei partiti, in particolare della Dc e del Psi, erano rimasti solo frammenti, che il maggioritario costringeva ad aggregare attorno alle uniche forze politiche rimaste, quelle che venivano dalla tradizione comunista.
La proposta della Casa delle libertà rispetta il bipolarismo e prende atto del fallimento del maggioritario, conseguenza anch'essa della grande sciagura politica che ha distrutto le forze democratiche di centro, obbligandole a diventare dei frammenti di fatto subalterni.

Il presidente della Camera è l'autore di questa svolta di cui egli porta il peso per la sua funzione istituzionale e per il ruolo politico che ha esercitato con questa proposta. Nell'opposizione si grida al colpo di mano, ma in realtà è proprio la coalizione informe che si è creata intorno a Prodi che è un colpo di mano contro il sistema bipolare.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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