Di Matteo «vate» di Pollock Omaggio all’artista americano

Siamo nell’aprile del 1982, Parigi: Gabriele Di Matteo (1957, Napoli), va al Centre Pompidou a vedere una mostra sull’americano Jackson Pollock (1912 - 1956): «mi sconvolse: ha determinato un cambiamento in me». E’ da quel momento, infatti, che si accende una scintilla: Di Matteo capisce che diventerà pittore. Ora è uno dei migliori artisti in circolo, che espone nelle più importanti gallerie italiane e mondiali: «ho sempre portato con me il catalogo di quella mostra, ovunque andassi». Da domani, alla galleria Federico Luger (via Domodossola 17), fino al 19 aprile, quello stesso catalogo è diventato lo spunto per una mostra-omaggio a Pollock: sono esposte, infatti, oltre sessanta illustrazioni della sezione «Une vie, éléments et documentes», ovvero quelle che vanno da pagina 213 a pagina 310 del catalogo relativo alla mostra parigina, oltre ad un buon numero di documenti e manifesti, sempre su Pollock, che sono stati ricercati e riprodotti, e un video (della durata di 18 diciotto ore continuative, provocatoriamente posizionato su un cavalletto (che Pollock, con la sua idea di arte corporale e vicina all’azione, aveva ritenuto elemento superato). Nella poetica artistica di Di Matteo s’incontrano spesso riproduzioni: ricostruisce un’immagine, magari usando una diversa tecnica e quindi conferendo un senso ulteriore e profondo. Nel caso specifico della mostra milanese, la pittura si pone al servizio della fotografia, e il fine è quello di omaggiare un artista che ha ritenuto di fondamentale importanza, per se e non solo. Non si vedrà alcun quadro dell’artista americano riprodotto; Di Matteo ha scelto infatti solo foto che ritraggono Pollock come uomo: sarà a East Hamton mentre fuma una sigaretta con Lee Krasner (1940), o a Springs a passeggio in campagna. «Il mio è un Pollock “mentale“»: Di Matteo non ha toccato direttamente le trasformazioni che Pollock ha portato nella storia dell’arte. I «drippings», la pittura corporale, l’immagine dell’artista che cammina intorno alla tela versando la vernice, vengono affrontati in senso ideale più che concreto: ogni volta che Pollock è ritratto davanti a un suo quadro, questo, nelle fotografie di Di Matteo, diventa una tela bianca.

Anche il catalogo riveste un’importanza fondamentale e fa parte imprescidibile della mostra stessa: è stato realizzato con una particolare carta porosa e giallina, «la stessa che, dopo una lunga ricerca, abbiamo scoperto essere quella che anche Pollock cercava. L’ho trovata solo a Venezia - spiega ancora Di Matteo -, dopo non facile e prolungata ricerca».

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