Quando si è presentato in cattedra allUniversità dello Stato del Messico per tenere una delicatissima lezione di medicina sullosteoporosi qualcuno ha pensato fosse uno scherzo. Il professore non arrivava nemmeno alla sedia, e uno della sua età al massimo poteva presentarsi in prima elementare, ma come alunno. Invece. «Il professor Maximiliano Arellano de la Noè è una delle massime autorità di medicina del Messico e può parlare benissimo di fisiopatologia con un linguaggio tecnico da addetto ai lavori», ha garantito il direttore della facoltà Roberto Camacho. Che ricorda come una delle ultime conferenze labbia tenuta sul diabete lasciando luditorio a bocca aperta.
Il problema di Maximiliano in fondo è solo letà, 6 anni, e non è colpa sua se è un bambino prodigio, uno così bravo da non aver nemmeno bisogno di diventare secchione. Gli basta leggere, beato lui, per imparare: a tre anni per esempio sapeva già tutte le capitali del mondo. Di solito a quelletà non hai nemmeno imparato a memoria la formazione della tua squadra di calcio. Il piccolo, diciamolo subito, non è figlio di geni. Il papà, che ha sposato unamericana, è un commerciante di farmaci e Max, come tutti i bambini, ama i videogiochi e i cartoni in tv. È solo quando gli parli di medicina che il piccolo diventa grande di colpo. Tiene conferenze in Messico, ma anche in Argentina, titoli che fanno a pugni con il suo musetto da panda: «Cause e conseguenze dellosteoporosi» oppure «Anatomia cardiovascolare». Spiega in un linguaggio medico impeccabile come le donne di razza bianca siano le più colpite dallosteoporosi e che lincidenza sulla popolazione messicana è direttamente proporzionale alla percentuale di donne con più di 65 anni vittime di fratture in questa fascia di età.
Dimostrazioni accompagnate da lucidi, come fanno i luminari veri.
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