Ancora una volta si deve tutto a Palma Bucarelli. Se non fosse stato per lei, per il suo entusiasmo, per il suo folle amore verso larte,per la sua lungimiranza, probabilmente la Galleria Nazionale dArte Moderna non sarebbe quello che è oggi, e i capolavori che ne fanno parte sarebbero altrove. È a lei che dobbiamo la caparbietà di far comprendere, in anni molto lontani dai nostri, limportanza dellarte contemporanea, lesigenza di dividere, concettualmente e anche fisicamente, le opere degli artisti dell800 da quelli del 900. Oggi come allora rimane difficile comprendere le opere dei nostri contemporanei, ed è altrettanto difficile vedere negli artisti di oggi i possibili protagonisti del tempo che verrà. La Bucarelli invece aveva assolutamente chiaro di cosa avesse bisogno una istituzione come la Gnam, e fece di tutto per ampliarne la collezione. Rimane memorabile linterrogazione parlamentare di un deputato quando nel 58, anno dinizio delle acquisizioni, la Bucarelli espose un «vecchio straccio» di Alberto Burri. Da quel momento in poi la sua sarà una lotta ostinata e senza tregua, in barba a ogni tipo di accanimento, di rivolta di deputati e anche del grande pubblico. La Bucarelli continuerà ad acquistare, anche con pochissima disponibilità, ma soprattutto a farsi donare, dagli artisti stessi o anche dai loro eredi. Un lavoro difficile il suo che però oggi ci permette di apprezzare meravigliosi capolavori presenti in questa collezione che va dal 58 appunto, fino al 2008 e che è stata scrupolosamente catalogata in un doppio volume utilissimo per le prossime generazioni, presentato proprio alla Gnam. Data fondamentale questultima, poiché è il momento in cui dalla Gnam si traghetta il contemporaneo verso il Maxxi, il nuovo polo museale italiano, che aprirà a maggio. Come affermato da Pio Baldi, presidente della fondazione Maxxi, tra le due istituzioni cè stato un passaggio di consegne. Catalogare tutte le opere acquisite o avute in dono o in comodato costituisce per il patrimonio un importante momento, una consapevolezza di ciò che ci appartiene, e però evidenzia anche le tante lacune che negli anni ci sono state. Sfogliando il catalogo ci si rende conto infatti di alcune mancanze, anche in campo italiano. Daltronde, come affermato anche da Roberto Cecchi, direttore generale del Ministero per i beni e le attività culturali, lo Stato in passato ha avuto paura a occuparsi del contemporaneo e forse ne ha ancora. È un esercizio difficile e non tutte le persone sono adatte.
Questo catalogo però sembra portare un soffio di speranza, e lauspicio è quello di vedere nel Maxxi nuove e coraggiose acquisizioni di giovani artisti contemporanei.Galleria Nazionale dArte Moderna & Maxxi. Le collezioni 1958-2008 (2 volumi, Electa) a cura di Stefania Frezzotti, Carolina Italiano, Angelandreina Rorro.
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