Politica

«Mazzette sull’ambiente» Pecoraro Scanio sotto inchiesta a Crotone

Massimo Malpica

Puzza di tangenti, politici indagati, consulenze fittizie. E sullo sfondo l’ombra dell’immancabile massoneria. La procura di Crotone ipotizza che centinaia di milioni di fondi Cipe, destinati alla riconversione industriale di una centrale nel territorio della provincia calabrese, invece di produrre occupazione siano volati all’estero. Per poi rientrare nel Bel Paese sotto forma di mazzette per politici locali e nazionali. Tra gli indagati c’è l’ex ministro dell’Ambiente, e leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, insieme al suo braccio destro calabrese Diego Tommasi, già assessore regionale all’Ambiente. Fra i sedici indagati figurano anche l’ex sottosegretario alle Attività produttive Pino Galati, allora nell’Udc, e di Giuseppe Chiaravalloti, già Governatore della Calabria per il centrodestra.
Tutto nasce con le denunce di due imprenditori, interessati al business energetico. Sono il rappresentante della «Anchor international holding limited» Antonio Argentino, già consulente di Telecom Italia e supertestimone nel caso Telekom Serbia, e l’americano Randy Stephen Goldenhersh, titolare della «Crotone Power development». Dalle loro dichiarazioni, «si riportano illeciti penali - scrivono in un’informativa i carabinieri - costituiti da favoritismi nonché da condotte concussive, posti in essere da esponenti politici e dirigenti pubblici, finalizzati al buon esito di progetti e affari. Nello specifico le dichiarazioni di Argentino attengono a un articolato intreccio tra soggetti pubblici e privati finalizzato all’ottenimento di risorse pubbliche e di autorizzazioni ministeriali dall’alto valore economico».
Al centro del sistema una spa, la «Eurosviluppo industriale», che secondo la procura aveva ottenuto finanziamenti per 72 milioni di euro (ma sono 134 i milioni complessivi stanziati) per un contratto di progetto rimasto sulla carta. E poi una società «gemella» (Eurosviluppo elettrica) avrebbe invece ottenuto a tempo di record le autorizzazioni necessarie a costruire una centrale turboelettrica a Scandale, nel Crotonese, per poi essere ceduta a terzi. Per il Pm, l’ottenimento di autorizzazioni e certificati sarebbe passato attraverso l’esborso di somme di denaro, finite su conti in Lussemburgo. Conti che farebbero riferimento a un imprenditore (socio del titolare della Eurosviluppo, che è indagato) fermato ad aprile dalla polizia francese mentre passava il confine con 21 milioni di euro in titoli.
Il coinvolgimento dell’ex ministro Pecoraro Scanio, indagato insieme al suo braccio destro in Calabria Tommasi, è dovuto proprio a una presunta richiesta di denaro che Argentino sostiene gli sia stata rivolta nel 2006, come condizione per il rilascio di due valutazioni di impatto ambientale (Via) per cui l’imprenditore riteneva di avere già i requisiti. In pratica Argentino spiega ai carabinieri di essere stato contattato da Egidio Michele Pastore e Antonio Principe, il primo «stretto collaboratore di Tommasi» e «membro della commissione Via», il secondo «segretario della commissione per l’emergenza ambientale in Calabria». I due avrebbero avanzato «indebite richieste di denaro, sotto forma di fittizie consulenze, oltre che di pagamenti in nero e in contanti», mette a verbale Argentino: «Va da sé che io ho percepito questa richiesta come una vera e propria minaccia cedendo alla quale avrei ottenuto quanto eventualmente mi spettava di diritto, e cioè l’assegnazione del terreno per la costruzione della centrale che era di competenza del commissario straordinario, e l’approvazione della Via di competenza regionale e nazionale (rispettivamente rilasciate dall’assessorato di Tommasi e dal ministero di Pecoraro Scanio)». Ancora Argentino racconta che in seguito Pastore gli avrebbe confidenzialmente riferito che la società di consulenza che avrebbe dovuto assegnare il lavoro fittizio «faceva capo al “grande capo” Pecoraro Scanio, oltre che allo stesso Tommasi». Lo stesso imprenditore fa poi cenno a un’ulteriore confidenza relativa all’offerta di «un milione di euro» al «gruppo Pecoraro-Tommasi» per «il buon esito di un progetto» da parte di un imprenditore americano.

Accuse su cui la procura sta facendo accertamenti al pari dei 300mila dollari, mascherati da una consulenza, che a dire di Argentino sarebbero finiti nelle tasche del sottosegretario Galati «e del suo gruppo».

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