Cultura e Spettacoli

Mazzocchi: pioniere nel Selvaggio West dopo la nausea da calcio

Il giornalista andrà in Arizona per seguire i concorrenti dello show di Alba Parietti

Paola Manciagli

da Milano

«Ero abituato a fare il giornalista e mi sono ritrovato un impiegato, con la sveglia che suonava alle sei e mezza ogni mattina. Ma quando ci ripenso mi luccicano gli occhi, è stata un’esperienza stupenda». Marco Mazzocchi è il pioniere degli inviati dei reality estremi. Iniziò con la prima edizione dell’Isola dei famosi e ora, dopo tre anni, è pronto a partire di nuovo: andrà in Arizona, negli Stati Uniti, inviato per Wild West, il reality condotto da Alba Parietti (da metà settembre su Raidue) dove dodici persone comuni impareranno ad accudire una mandria. «Quest’anno avevo deciso di lasciare il calcio, sono schifato dagli scandali, e le sentenze sono ridicole. Così ho preso al balzo questa occasione. Anche se in Arizona sarà peggio che a Samanà, sveglia alle quattro e mezza del mattino».
È dura la vita dell’inviato?
«Massacrante. All’Isola ogni sera facevamo una riunione con i cameramen e gli autori per decidere che cosa mostrare nelle strisce quotidiane. Durante la notte i tecnici le montavano, e all’alba registravo i miei interventi. Alle sette in punto i filmati dovevano essere lanciati sul satellite. La settimana, poi, era pienissima: c’erano le due prove che i vip dovevano sostenere, il venerdì ero in cueva dalla mattina a preparare la prima serata, un inferno dato che non avevo neanche un monitor per vedere quello che succedeva in studio. E la domenica c’era il collegamento con Quelli che il calcio».
Neanche un attimo di relax?
«Ogni tanto andavo a cena fuori, ma a Samanà non c’era granché da fare. Quando proprio non ne potevo più, affittavo una moto e me ne andavo un po’ in giro».
Con i concorrenti aveva un buon rapporto?
«Riconoscevo la loro fatica e per questo mi erano grati. Difficile fare capire la situazione anche a chi guardava dall’Italia. Quando Pappalardo dava di matto e diceva parolacce in diretta venivo richiamato perché non ero riuscito a contenerlo: non capivano che in quei momenti la situazione era così tesa che lui mi sarebbe saltato al collo».
In Selvaggio West avrà a che fare con persone comuni.
«Sarà ancora più stimolante, con i vip hai sempre il sospetto che recitino un ruolo. Questi ragazzi invece saranno veri al cento per cento, e accudire una mandria li metterà alla prova duramente. Chissà che cosa verrà fuori quando la sera si riuniranno a mangiare fagioli attorno al fuoco. Le location sono da cinema, si sentono i serpenti a sonagli e ci sono gli orsi. Per mostrare quei posti incredibili, gireremo tre filmati dove ci sarò io che vado alla ricerca del ranch. E ogni settimana trasmetteremo con uno scenario diverso alle spalle».
Quest’anno l’inviato dell’Isola sarà Paolo Brosio, ma dopo di lei tanti personaggi del mondo dello sport hanno fatto quest’esperienza. C’è un motivo, a parte l’amicizia con Simona Ventura?
«Nel mio caso si trattò di una combinazione di eventi. A Raisport non concludevo niente, così iniziai a fare sketch comici a La Grande Notte del lunedì. Funzionavo e quando si trattò di scegliere un inviato Simona volle me. Il successo fu incredibile, svoltai anch’io come i concorrenti in gara. Del resto, facevo il mio lavoro, cioè la telecronaca di una competizione.

E dato che è andata bene, evidentemente hanno deciso di insistere con questa formula».

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