Mazzone e Zeman contro padri e padroni

P er coloro che non avessero visto la scorsa puntata della Domenica Sportiva, riassumo: Giorgio Tosatti, parlando degli errori commessi dai presidenti di calcio, ha accennato alla decisione presa da Spinelli di esonerare Donadoni, quando il Livorno si trovava al sesto posto, per consegnarlo a Mazzone che ha ottenuto 1 vittoria, 3 pareggi e 5 sconfitte consecutive, lo stesso Mazzone che l’anno scorso era precipitato in B con il Bologna conquistando 6 punti soltanto nelle ultime 11 partite. Tosatti ha anche ricordato l’ottima carriera dell’allenatore romano che ormai non sembra avere più le stesse doti. Pochi minuti dopo, Paola Ferrari ha annunciato che Carlo Mazzone intendeva intervenire telefonicamente. E l’allenatore è sceso in campo con lo stile conosciuto: «Tutti sanno che lei, Tosatti, ha fatto carriera grazie a suo padre, lei la deve finire. Si ricordi che sono stato l’unico a salvare una squadra, il Catanzaro, giocando pulito in un campionato, quello del ’79 dove tutti scommettevano su tutto. Lei la deve smettere di criticarmi anche perché la gente sa come lei ha fatto carriera». Mazzone continuava a parlare con tono sempre agitato e Tosatti ha risposto: «A parte il fatto che nel ’79 anche altri allenatori hanno giocato pulito, ricordo che ho sottolineato i suoi meriti passati. Si vergogni, lei è disturbato, si faccia vedere».
Il Mazzone dei «magara», delle battute in romanesco, il sor Carletto era ormai retrocesso per cedere il posto all’ultrà che correva sotto la curva dei tifosi atalantini, mostrando i pugni dopo (non prima, che strano!) il 3 a 3 del Brescia. Lo stesso uomo che a fine partita così spiegò l’esibizione: «È grave che si tocchi la famiglia, specie a un romano». Nessuno osò replicare che anche al di là del raccordo anulare l’offesa non è gradita e accettata. Qualche anno dopo, non certo preso dalla trance agonistica, lo stesso Mazzone ha dedicato pensieri e parole alla famiglia altrui, dimenticando che Tosatti restò orfano a undici anni del padre Renato, morto nella tragedia del Torino a Superga, lasciando la famiglia con qualche problema finanziario. Avere avuto un padre non è certo una colpa. Tutti sanno, compreso Mazzone, che nel calcio è comunque meglio avere dei padrini.


Al proposito Zeman, che vive analogo malessere a Brescia, si è fatto riconoscere spiegando che Tosatti è da sempre schierato con la Juventus e ha due padroni, Giraudo e Moggi. Si deduce, dunque, che Mazzone abbia davvero sbagliato: Tosatti non deve ringraziare un padre ma due padroni.

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