McCain all’attacco in Pennsylvania Ma è record per il megaspot di Obama

In tutto 30 milioni di persone davanti alla tv. I repubblicani: negli Stati chiave la rimonta continua. Lo stratega Karl Rove avverte: "Sondaggi inattendibili"

McCain all’attacco in Pennsylvania  
Ma è record per il megaspot di Obama

Cleveland - Sì, è piaciuto, e tanto, il maxispot di Obama, trasmesso mercoledì notte da sette tv nell'ora di massimo ascolto. Più che una pubblicità, un film, esemplare, anche perché affidato a Davis Guggenheim, il regista di «Una Verità Sconveniente». C'era chi s’aspettava un attacco a McCain e invece il candidato repubblicano non è stato nemmeno menzionato. Lo scopo era quello di spazzare via ogni dubbio sul candidato democratico, mostrandolo moderato, sensibile, attento alle esigenze dell'americano medio in questo momento di crisi, raccontate attraverso le storie di cinque famiglie in altrettanti Stati in bilico. Immagini spettacolari, coinvolgenti, che evocavano i simboli della presidenza (Barack ha parlato da uno studio simile a quello Ovale della casa Bianca) e quelli caratteristici del sogno statunitense: bandiere, prati verdi, le case della classe media; il tutto condito da musiche suggestive.

I telespettatori hanno gradito. Il video è stato visto dal 22% delle famiglie americane, più del 18% che nel 1992 guardò il filmato trasmesso dall'allora candidato indipendente Ross Perot, in tutto 30 milioni di persone. E il riscontro è stato immediato: Obama ha ripreso a salire a livello nazionale e in alcuni Stati incerti, persino in Arizona, dove il distacco da McCain non è più incolmabile. Ma gli esperti di comunicazione avvertono: non basta un filmato, per quanto spettacolare, per chiudere la partita. Non quando i sondaggi più accurati alimentano le speranze del candidato repubblicano, soprattutto in grandi realtà come la Florida, l'Ohio, la Pennsylvania, soprattutto in quest'ultima.

Da giorni l'eroe della guerra del Vietnam è convinto di poterla conquistare a dispetto delle proiezioni dei principali istituti che lo danno in ritardo di una decina di punti. Ora sappiamo finalmente le ragioni del suo ottimismo: la società Mason Dixon, ritenuta molto attendibile, dà il democratico in vantaggio di soli quattro punti (47-43%) con un margine di errore del 4%, e con il 9% del campione ancora indeciso. E l'ultima rilevazione commissionata da Fox News segnala una rimonta spettacolare del candidato conservatore: una settimana fa era dato in ritardo di nove punti, ieri solo di tre. E lo stratega Karl Rove, pur essendo cauto sulle chance di vittoria, invita a relativizzare l'importanza dei sondaggi per la difficoltà di individuare un campione di elettori affidabile.

A quattro giorni dal voto tutte le opzioni sono aperte: Obama potrebbe vincere a valanga addirittura 364 voti elettorali a 174, ma anche perdere per un soffio.

Ieri la Cnn ha rilanciato anche l'ipotesi più assurda, quella del pareggio; e in questa eventualità sarebbe il Congresso a decidere il nome del nuovo presidente. Intanto i repubblicani avvertono: «Ci batteremo fino all'ultima scheda».
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